Io e Lavinia avevamo seguito
un paio di lezioni assieme all’università e per pranzo decidemmo di andare a
casa mia. Eravamo entrati all’ateneo col tempo grigio, pieno di nuvole minacciose
e ne eravamo usciti alcune ore dopo sotto un diluvio. Dovendo condividere
l’ombrello con la mia ragazza non fui in grado di riprenderla mentre con gli
stivali camminava tra le pozzanghere, tuttavia mi rifeci una volta giunti da
me.
Senza nemmeno chiederlo Lavina
si sfilò le calzature dopo aver varcato la porta d’ingresso e appoggiò gli
stivali, uno parallelo all’altro sul pavimento, in modo che non arrecassero
fastidio a chi doveva entrare o uscire.
Mentre la ragazza si era
recata in bagno per asciugarsi i capelli bagnati io ne approfittai per meglio
osservare le condizioni in cui versavano i suoi stivali. Erano davvero bagnati
fradici, non solo nella parte bassa ma pure lungo tutto il gambale.
Quando poi mi raggiunse al
tavolo per studiare ero già pronto a fotografarle di nascosto i piedini bagnati
avvolti in calzini bianchi di cotone.
La vista di quei piedini umidi
scatenò in me la perversione. Mentre fingevo di leggere il libro che avevo sul
tavolo escogitavo qualche piano diabolico da riservare alla mia ragazza.
Con la scusa della merenda mi
defilai in cucina ove presi un bicchiere di plastica al cui interno oltre a
dell’acqua ci versai un po’ di maionese. Mescolai un poco e quindi mi diressi
all’ingresso dove si trovavano gli stivali di Lavinia.
Il mio piano era chiaro,
versare il liquido appositamente preparato all’interno di uno degli stivali.
E così
feci cercando di depositare fino l’ultima goccia il liquido.
Qui potete ammirare il
risultato del mio travasamento. La pelle interna dello stivale che
probabilmente non si era impregnata molto per la pioggia ora lo era
decisamente. Altresì si possono notare alcuni grumi bianchi dovuti alla
maionese. Lasciai gli stivali in quelle condizioni e dopo alcune ore, quando si
era fatta ora di riaccompagnare Lavinia a casa me la godetti indossare quelle
calzature. Purtroppo la batteria della fotocamera mi aveva lasciato e quindi
non fui in grado di riprendere la scena. Tuttavia ve la posso descrivere.
Accompagnata la ragazza alla porta questa si infilò gli stivali, storcendo il
naso soprattutto quando calzò quello che avevo riempito di acqua e maionese.
Voltandosi verso di me mi riferì come lo stivale fosse zuppo e io le risposi
“ci credo, con tutta l’acqua che abbiamo preso”. Quindi senza fare storie
l’accompagnai a casa sempre sotto la pioggia. Godevo nel saperla col piede a
mollo nell’acqua e nella maionese. Mi chiedevo se si stesse accorgendo del
viscido dovuto alla cibaria. Forse sbagliai quando non insistetti per salire a
casa sua quel giorno, perdendo l’occasione di vederla sfilarsi gli stivali e
osservare il calzino martoriato. Ella comunque non mi disse nulla ne nelle ore
successive ne nei giorni a venire. Tuttavia in pochi giorni il nostro rapporto
precipitò fino a disfarsi. Non voglio pertanto escludere che forse la ragazza
ebbe modo di accorgersi di quanto fatto ai suoi stivali o alle sue scarpe.
Fine.