Una storia semplice,
costituita da tre tipi diversi di stivali, reperiti durante tre differenti
spese al supermercato.
I primi come potete vedere sono in pelle, di colore marrone e con un tacco squadrato ma non troppo largo.
Appartenevano ad una donna
sulla quarantina di cui vi risparmio il viso perché proprio non era un granché.
Ecco il secondo paio di
stivali, appartenuti ad una madre.
Sempre in pelle ma questa volta di colore bianco e con un tacco squadrato e più largo del precedente, quello usato abitualmente per i camperos.
Non volevo perdermeli così mi
misi alle sue spalle pure nella zona delle casse. E a proposito di casse, notai
come ai suoi piedi ve ne fosse una d’acqua che la bella stivalata spingeva pian
piano coi suoi stivali.
Voltatasi per un attimo mentre
la stavo riprendendo, me ne infischiai di poter essere scoperto. Quindi decisi
di non interrompere quanto stessi facendo così da immortalare gli stivali anche
dal davanti.
Poco dopo la donna si
allontanò da me per un istante, per andare a prendere qualcosa che francamente
non ricordo ma per mia fortuna ritornò subito in posizione.
Ecco qui anche il suo fantastico
sedere. Niente male, non è vero? Che voglia mi fa ancora venire guardandomelo.
Sembra ti stia pregando di palparlo. E poi l’immagine dello stivale sinistro a
contatto con la cassa d’acqua. Se solo ci fosse stato un bel cazzo appoggiato a
quella calzatura. Magari il mio.
Mentre continuavo a fissarle il culo, le gambe e quegli stivali, vedendola ad un tratto parlare col figlio, mi chiesi se quest’ultimo fosse a conoscenza del potere che quelle calzature erano in grado di esercitare e se magari tra qualche anno sempre quelle o altre che sono sicuro la madre avrebbe indossato, anche a lui, cresciuto, avrebbero fatto provare quella particolare sensazione di eccitamento che stavo vivendo io in quel frangente.
Fu inaspettato vedere come
pochi istanti dopo quel mio pensiero il figlio della donna le calpestò la punta
dello stivale destro e questa fece in modo di ritrarsi celermente da ciò. Mi
sarei voluto unire pure io a calpestarlo, magari sul retro, ad altezza del
tallone, per favorirne lo sfilamento.
Ecco l’ultima fotografia degli
stivali bianchi che riuscii ad immortalare.
L’ultimo paio di stivali
invece era di colore nero, scamosciato e con un tacco più fine rispetto ai
precedenti.
Li reperii direttamente alle
casse mentre la proprietaria attendeva il suo turno per pagare.
Le gambe di questa donna non erano magrissime così gli stivali sembravano discretamente tesi. Come i precedenti, credo proprio che anche questi avrebbero meritato una bella sborrata su di loro.
Conclusi con un paio di
immagini leggermente laterali per confermare il mio desiderio. Come ci sarebbe
stata bene sopra qualche goccia bianca.
Fine.