Ero vivamente compiaciuto nel
guardare Marisa dinnanzi a me calzare gli stivali marroni con cui mi ero
divertito qualche giorno prima. L’avevo conosciuta quella stessa estate,
facilitato dal fatto che fosse la figlia dei proprietari dell’appartamento che
io e la mia famiglia avevamo affittato nel corso della vacanza che stavamo
svolgendo. L’essere coetanei aveva contribuito a stringere una bella amicizia
con lei. Pian piano ci sciogliemmo e il tempo che passavamo assieme era davvero
divertente. Purtroppo non scattò quella scintilla che ci avrebbe permesso di
andare oltre ma comunque, come avrete capito da quanto scritto pocanzi, ebbi lo
stesso modo di dare sfogo alle mie voglie.
Qui potete notare gli stivali di cui vi ho accennato. Le arrivavano a metà polpaccio ed erano in simil pelle. Prima di incamminarci per andare a prendere un gelato, le volli scattare un paio di fotografie. Con la scusa di voler immortalare la sua mise mi dedicai totalmente alle sue gambe.
Ero così euforico in quel
momento che me ne infischiai di poter suscitare qualche perplessità in Marisa,
conscio anche di quanto avevo fatto e di cui a breve vi renderò partecipi.
Pertanto dopo la prima foto mi accovacciai per scattargliene un’altra che immortalasse
ancor più da vicino i suoi stivali. Lei ne fu sorpresa ma scoppiò a ridere
quando le dissi che volevo meglio catturare i suoi sexy ed abbronzati polpacci.
Dopodiché, faticando a nascondere l’abbondante erezione che avevo nei
pantaloncini ci incamminammo. All’inizio procedemmo in silenzio e temetti così
che le fotografie che le avevo fatto potevano averla turbata ma quando mi stavo
crogiolando ecco che Marisa ruppe il silenzio e tornò ad essere loquace come
sempre. Quanto era figa con quegli shorts e gli stivali pensavo tra me e il
rumore dei suoi tacchettini sull’asfalto non riusciva assolutamente a farmi
concentrare sui discorsi che faceva. Arrivati alla gelateria ci prendemmo dei
coni e quindi andammo a sederci su un muretto vista mare. Mentre leccavamo i
rispettivi gelati io non facevo che pensare a quello che avevo fatto a quegli
stivali alcuni giorni addietro.
Era uno dei primi giorni in
cui stavamo al mare. Come gesto di buona accoglienza i genitori di Marisa
avevano deciso di invitarci a cena nella loro casa che era adiacente
all’appartamento in cui ci trovavamo io e i miei familiari. Quando mi recai al
bagno per fare pipì ecco che all’interno di questi vi trovai una normale
scarpiera. Ovviamente decisi di aprirla per vedere cosa contenesse e quindi
trovai le calzature oggetto di questa storia. Erano davvero morbide al tatto e
apparivano poco usate. Il numero credo fosse un 36 e quindi non potevano che
appartenere alla figlia perché la madre aveva due zatteroni al posto dei piedi.
Per scattare questa fotografia
volli infilare una mano nello stivale. Provai subito tanta eccitazione nel fare
ciò.
Quindi scattai una foto alle suole che erano stranamente decorate con quello che sembrava il disegno di una sorta di chiave di violino. Come potete notare erano quasi immacolate.
Venne poi il momento di
sbirciarne l’interno. Sempre con sorpresa mi accorsi dei particolari disegni
floreali che contraddistinguevano le pareti della calzatura.
Ero davvero eccitato nel
maneggiare quegli stivali ma non potevo permettermi di masturbarmi. Allora
decisi di risolverla in un altro modo. Appoggiai lo stivale sinistro sulla
tavoletta del wc e mi apprestai a riversarci dentro una bella e calda pioggia
d’orata.
Mentre mi apprestavo a pisciare
nello stivale di Marisa ancora mi risuonavano in testa le parole dettemi da mia
madre pochi minuti prima di entrare in bagno. Infatti ella, dopo aver saputo
che dovevo andare alla toilette mi aveva invitato a recarmi nell’appartamento
in cui eravamo sistemati. Il suo suggerimento fu prontamente stroncato dalla
proprietaria di casa che invece mi invitò ad utilizzare tranquillamente il loro
bagno. Se solo avesse saputo cosa avrei fatto agli stivali della figlia non me
lo avrebbe mai proposto.
Ero così pieno di orina e
galvanizzato da quel pensiero poco fa raccontato che sparai con tutta foga il
mio liquido caldo nella calzatura.
Dopo aver cominciato a
pisciare alla cavolo ecco che cercai di indirizzare il getto anche verso la
profondità dello stivale, in direzione della punta. Volevo che il mio liquame
bagnasse totalmente quello stivale.
Ero sconvolto da quanta ne stessi producendo. Il getto sembrava non voler terminare mai.
E per tale motivo mi misi a
dirigere lo schizzo anche sulle pareti laterali interne. Pisciai così tanto che
ormai avevo imbevuto quello stivale.
Una volta svuotatomi la vescica non mi rimase che scattare una fotografia del danno arrecato alla calzatura. Sarebbe stato bello rimetterlo nella scarpiera in quelle condizioni ma non potevo farlo. Era davvero esagerato.
Per tale motivo comincia a
svuotare lo stivale della pipì che conteneva nel water.
Il liquido che ne fuoriusciva era incredibilmente giallo.
Qui ho riassunto lo
svuotamento in cinque fotografie ma ci vollero diversi secondi perché tutta la
piscia venisse sversata nel wc. Dopo aver tolto il liquido non potevo mettermi
a pulire lo stivale, mi ci sarebbe voluto troppo tempo e probabilmente anche l’utilizzo
di un phon per asciugarlo. Quindi, per non destare troppi sospetti visto che
stavo in bagno già da parecchio tempo, riposi gli stivali all’interno della
scarpiera e felicemente feci ritorno al tavolo. Appena sedutomi lanciai un
bello sguardo a Marisa, compiaciuto per quanto avessi fatto al suo stivale. Lo
stesso sguardo che riservai in quel momento alla ragazza, dopo che entrambi
avevamo terminato di mangiare il gelato. Abbassai quindi lo sguardo alle sue
gambe che penzolavano per come stavamo seduti sul muretto. Pensai come fosse
ignara di tutto e avesse il piede nello stivale pisciato solo pochi giorni
prima. Mi chiesi se si fosse accorta di qualcosa calzandolo. Probabilmente, per
averli messi, il bagnato doveva essersi asciugato ma l’odore non poteva essere
scomparso. E poi, come li stava portando, coi calzini o senza? Beh, poco dopo
dovetti rimandare le mie domande celebrali perché la giovane si alzò
proponendomi di riprendere la passeggiata. Fu davvero dura starle a fianco
perché avevo il cazzo duro, ero eccitatissimo e il non potermi dare piacere mi
stava innervosendo. La mia pazienza però fu ripagata perché quando rientrammo a
casa, Marisa mi propose di andare da lei perché voleva farmi sentire delle
canzoni specificando come i genitori non ci fossero poiché probabilmente usciti
anche loro a fare una passeggiata al chiaro di luna.
E’ stato allora che dopo essermi seduto sul letto, mentre la osservavo armeggiare con lo stereo e i cd estrassi la fotocamera scattandole la fotografia di cui sopra. Ella notando il flash si voltò subito sorridendomi e chiedendomi cosa stessi facendo. Non so come mi uscì ma ingenuamente le risposi come le sue gambe mi facessero sesso. Marisa scoppiò in una risata e poi mi diede dello “scemo”. Non approfondì ma almeno non mi prese per un maniaco e la buttò sul ridere.
Gli scattai anche quest’altra foto
mentre la giovane aveva preso a ballare. Quante gliene avrei volute fare ma a
quel punto ella mi si avvicinò e dopo avermi preso le mani mi porto con lei al
centro della stanza per unirmi a lei nelle danze. Era piacevole musica dance quella
che aveva scelto e quindi non mi dispiacque più di tanto fare quattro salti. Ci
divertimmo per una quindicina di minuti quando poi, a causa del rientro dei
suoi genitori, dovemmo abbassare la musica fino a spegnerla. Quando udimmo la
voce del padre che la chiamava la ragazza mi disse che sarebbe tornata subito e
quindi fece un paio di passi in direzione della porta. Poi si fermò e
sollevando prima una gamba e poi l’altra si sfilò gli stivali per depositarli
sul pavimento. Quindi mi lasciò da solo correndo verso i genitori.
Ne approfittai subito per
posizionarmi sopra gli stivali e fare loro una fotografia dopo averli messi uno
a fianco all’altro. Volli allora sbirciarne l’interno, incuriosito dall’odore
che potessero emanare e dalle tracce di urina. Se queste ultime erano state
abbastanza assorbite e difficilmente si notavano, ecco invece come dallo
stivale pisciato provenisse un chiaro olezzo simile all’ammoniaca. Fui compiaciuto
e avrei voluto approfondire l’ispezione della scarpa quando dovetti lasciar
perdere sentendo la voce di Marisa che si congedava dai genitori. Una volta
raggiuntomi ella mi disse come i suoi familiari volessero che spegnessimo la
musica e quindi capii anche come preferissero che ritornassi a casa. La ragazza
mi accompagnò così alla porta camminando sui calzini bianchi che indossava e le
cui suole apparivano grigiastre. Chissà come dovevano essere intrise di urina
pensai osservandola. Prima di uscire salutai i suoi genitori e guardando la
madre di Marisa pensai a quando avrebbe lavato le calze della figlia, sperando
a mano, così da chiedersi ma di cosa diavolo puzzassero.
Andai a letto con un pensiero
fisso. Dovevo assolutamente sborrare gli stivali di Marisa. Pensai che forse,
prima di lasciare l’appartamento, al termine della vacanza, i proprietari
avrebbero potuto invitarci ad una nuova cena a casa loro ma oltre a non avere
la certezza di questo non potevo nemmeno permettermi di aspettare così tanto.
La voglia era alle stelle. Così il giorno seguente quando mi incontrai con la
mia amica per andare in spiaggia, dopo che sia i miei che i suoi genitori si
erano già avviati, le chiesi se potessi andare una corsa in bagno e se avessi
potuto utilizzare nello specifico il suo perché ero sprovvisto delle chiavi
dell’appartamento in cui stavo. Lei ovviamente acconsentì e così una volta
raggiunto il locale ecco subito che reperii i suoi stivali sul pavimento. Non
erano stati riposti nella scarpiera dalla sera precedente ed era come se
fossero un invito a nozze.
Dovevo sbrigarmi perché Marisa
mi stava aspettando. In men che non si dica mi sparai pertanto una bella sega
fino a venire in uno dei suoi stivali. Il liquido che avevo accumulato nei miei
testicoli dalla sera prima andò ad impregnare sia la soletta interna che le
pareti laterali della calzatura. Ero davvero felice che immortalai ovviamente
quanto fatto. Dopodiché riposizionai gli stivali sul pavimento senza pulirli.
Raggiunta la mia amica ce ne andammo insieme in spiaggia a goderci il sole ed
il mare. Non avrei più avuto modo di mettere le mani sulle calzature della
ragazza ma mi augurai che nel corso dell’estate avrebbe potuto calzarli ancora,
intrisi non solo di piscio ma anche di sborra.
Fine.