venerdì 9 giugno 2023

VIVO COMPIACIMENTO

Ero vivamente compiaciuto nel guardare Marisa dinnanzi a me calzare gli stivali marroni con cui mi ero divertito qualche giorno prima. L’avevo conosciuta quella stessa estate, facilitato dal fatto che fosse la figlia dei proprietari dell’appartamento che io e la mia famiglia avevamo affittato nel corso della vacanza che stavamo svolgendo. L’essere coetanei aveva contribuito a stringere una bella amicizia con lei. Pian piano ci sciogliemmo e il tempo che passavamo assieme era davvero divertente. Purtroppo non scattò quella scintilla che ci avrebbe permesso di andare oltre ma comunque, come avrete capito da quanto scritto pocanzi, ebbi lo stesso modo di dare sfogo alle mie voglie.



Qui potete notare gli stivali di cui vi ho accennato. Le arrivavano a metà polpaccio ed erano in simil pelle. Prima di incamminarci per andare a prendere un gelato, le volli scattare un paio di fotografie. Con la scusa di voler immortalare la sua mise mi dedicai totalmente alle sue gambe.



Ero così euforico in quel momento che me ne infischiai di poter suscitare qualche perplessità in Marisa, conscio anche di quanto avevo fatto e di cui a breve vi renderò partecipi. Pertanto dopo la prima foto mi accovacciai per scattargliene un’altra che immortalasse ancor più da vicino i suoi stivali. Lei ne fu sorpresa ma scoppiò a ridere quando le dissi che volevo meglio catturare i suoi sexy ed abbronzati polpacci. Dopodiché, faticando a nascondere l’abbondante erezione che avevo nei pantaloncini ci incamminammo. All’inizio procedemmo in silenzio e temetti così che le fotografie che le avevo fatto potevano averla turbata ma quando mi stavo crogiolando ecco che Marisa ruppe il silenzio e tornò ad essere loquace come sempre. Quanto era figa con quegli shorts e gli stivali pensavo tra me e il rumore dei suoi tacchettini sull’asfalto non riusciva assolutamente a farmi concentrare sui discorsi che faceva. Arrivati alla gelateria ci prendemmo dei coni e quindi andammo a sederci su un muretto vista mare. Mentre leccavamo i rispettivi gelati io non facevo che pensare a quello che avevo fatto a quegli stivali alcuni giorni addietro.



Era uno dei primi giorni in cui stavamo al mare. Come gesto di buona accoglienza i genitori di Marisa avevano deciso di invitarci a cena nella loro casa che era adiacente all’appartamento in cui ci trovavamo io e i miei familiari. Quando mi recai al bagno per fare pipì ecco che all’interno di questi vi trovai una normale scarpiera. Ovviamente decisi di aprirla per vedere cosa contenesse e quindi trovai le calzature oggetto di questa storia. Erano davvero morbide al tatto e apparivano poco usate. Il numero credo fosse un 36 e quindi non potevano che appartenere alla figlia perché la madre aveva due zatteroni al posto dei piedi.



Per scattare questa fotografia volli infilare una mano nello stivale. Provai subito tanta eccitazione nel fare ciò.



Quindi scattai una foto alle suole che erano stranamente decorate con quello che sembrava il disegno di una sorta di chiave di violino. Come potete notare erano quasi immacolate.



Venne poi il momento di sbirciarne l’interno. Sempre con sorpresa mi accorsi dei particolari disegni floreali che contraddistinguevano le pareti della calzatura.



Ero davvero eccitato nel maneggiare quegli stivali ma non potevo permettermi di masturbarmi. Allora decisi di risolverla in un altro modo. Appoggiai lo stivale sinistro sulla tavoletta del wc e mi apprestai a riversarci dentro una bella e calda pioggia d’orata.




Mentre mi apprestavo a pisciare nello stivale di Marisa ancora mi risuonavano in testa le parole dettemi da mia madre pochi minuti prima di entrare in bagno. Infatti ella, dopo aver saputo che dovevo andare alla toilette mi aveva invitato a recarmi nell’appartamento in cui eravamo sistemati. Il suo suggerimento fu prontamente stroncato dalla proprietaria di casa che invece mi invitò ad utilizzare tranquillamente il loro bagno. Se solo avesse saputo cosa avrei fatto agli stivali della figlia non me lo avrebbe mai proposto.




Ero così pieno di orina e galvanizzato da quel pensiero poco fa raccontato che sparai con tutta foga il mio liquido caldo nella calzatura.




Dopo aver cominciato a pisciare alla cavolo ecco che cercai di indirizzare il getto anche verso la profondità dello stivale, in direzione della punta. Volevo che il mio liquame bagnasse totalmente quello stivale.




Ero sconvolto da quanta ne stessi producendo. Il getto sembrava non voler terminare mai.



E per tale motivo mi misi a dirigere lo schizzo anche sulle pareti laterali interne. Pisciai così tanto che ormai avevo imbevuto quello stivale.



Una volta svuotatomi la vescica non mi rimase che scattare una fotografia del danno arrecato alla calzatura. Sarebbe stato bello rimetterlo nella scarpiera in quelle condizioni ma non potevo farlo. Era davvero esagerato.




Per tale motivo comincia a svuotare lo stivale della pipì che conteneva nel water.




Il liquido che ne fuoriusciva era incredibilmente giallo.



Qui ho riassunto lo svuotamento in cinque fotografie ma ci vollero diversi secondi perché tutta la piscia venisse sversata nel wc. Dopo aver tolto il liquido non potevo mettermi a pulire lo stivale, mi ci sarebbe voluto troppo tempo e probabilmente anche l’utilizzo di un phon per asciugarlo. Quindi, per non destare troppi sospetti visto che stavo in bagno già da parecchio tempo, riposi gli stivali all’interno della scarpiera e felicemente feci ritorno al tavolo. Appena sedutomi lanciai un bello sguardo a Marisa, compiaciuto per quanto avessi fatto al suo stivale. Lo stesso sguardo che riservai in quel momento alla ragazza, dopo che entrambi avevamo terminato di mangiare il gelato. Abbassai quindi lo sguardo alle sue gambe che penzolavano per come stavamo seduti sul muretto. Pensai come fosse ignara di tutto e avesse il piede nello stivale pisciato solo pochi giorni prima. Mi chiesi se si fosse accorta di qualcosa calzandolo. Probabilmente, per averli messi, il bagnato doveva essersi asciugato ma l’odore non poteva essere scomparso. E poi, come li stava portando, coi calzini o senza? Beh, poco dopo dovetti rimandare le mie domande celebrali perché la giovane si alzò proponendomi di riprendere la passeggiata. Fu davvero dura starle a fianco perché avevo il cazzo duro, ero eccitatissimo e il non potermi dare piacere mi stava innervosendo. La mia pazienza però fu ripagata perché quando rientrammo a casa, Marisa mi propose di andare da lei perché voleva farmi sentire delle canzoni specificando come i genitori non ci fossero poiché probabilmente usciti anche loro a fare una passeggiata al chiaro di luna.



E’ stato allora che dopo essermi seduto sul letto, mentre la osservavo armeggiare con lo stereo e i cd estrassi la fotocamera scattandole la fotografia di cui sopra. Ella notando il flash si voltò subito sorridendomi e chiedendomi cosa stessi facendo. Non so come mi uscì ma ingenuamente le risposi come le sue gambe mi facessero sesso. Marisa scoppiò in una risata e poi mi diede dello “scemo”. Non  approfondì ma almeno non mi prese per un maniaco e la buttò sul ridere.



Gli scattai anche quest’altra foto mentre la giovane aveva preso a ballare. Quante gliene avrei volute fare ma a quel punto ella mi si avvicinò e dopo avermi preso le mani mi porto con lei al centro della stanza per unirmi a lei nelle danze. Era piacevole musica dance quella che aveva scelto e quindi non mi dispiacque più di tanto fare quattro salti. Ci divertimmo per una quindicina di minuti quando poi, a causa del rientro dei suoi genitori, dovemmo abbassare la musica fino a spegnerla. Quando udimmo la voce del padre che la chiamava la ragazza mi disse che sarebbe tornata subito e quindi fece un paio di passi in direzione della porta. Poi si fermò e sollevando prima una gamba e poi l’altra si sfilò gli stivali per depositarli sul pavimento. Quindi mi lasciò da solo correndo verso i genitori.



Ne approfittai subito per posizionarmi sopra gli stivali e fare loro una fotografia dopo averli messi uno a fianco all’altro. Volli allora sbirciarne l’interno, incuriosito dall’odore che potessero emanare e dalle tracce di urina. Se queste ultime erano state abbastanza assorbite e difficilmente si notavano, ecco invece come dallo stivale pisciato provenisse un chiaro olezzo simile all’ammoniaca. Fui compiaciuto e avrei voluto approfondire l’ispezione della scarpa quando dovetti lasciar perdere sentendo la voce di Marisa che si congedava dai genitori. Una volta raggiuntomi ella mi disse come i suoi familiari volessero che spegnessimo la musica e quindi capii anche come preferissero che ritornassi a casa. La ragazza mi accompagnò così alla porta camminando sui calzini bianchi che indossava e le cui suole apparivano grigiastre. Chissà come dovevano essere intrise di urina pensai osservandola. Prima di uscire salutai i suoi genitori e guardando la madre di Marisa pensai a quando avrebbe lavato le calze della figlia, sperando a mano, così da chiedersi ma di cosa diavolo puzzassero.



Andai a letto con un pensiero fisso. Dovevo assolutamente sborrare gli stivali di Marisa. Pensai che forse, prima di lasciare l’appartamento, al termine della vacanza, i proprietari avrebbero potuto invitarci ad una nuova cena a casa loro ma oltre a non avere la certezza di questo non potevo nemmeno permettermi di aspettare così tanto. La voglia era alle stelle. Così il giorno seguente quando mi incontrai con la mia amica per andare in spiaggia, dopo che sia i miei che i suoi genitori si erano già avviati, le chiesi se potessi andare una corsa in bagno e se avessi potuto utilizzare nello specifico il suo perché ero sprovvisto delle chiavi dell’appartamento in cui stavo. Lei ovviamente acconsentì e così una volta raggiunto il locale ecco subito che reperii i suoi stivali sul pavimento. Non erano stati riposti nella scarpiera dalla sera precedente ed era come se fossero un invito a nozze.




Dovevo sbrigarmi perché Marisa mi stava aspettando. In men che non si dica mi sparai pertanto una bella sega fino a venire in uno dei suoi stivali. Il liquido che avevo accumulato nei miei testicoli dalla sera prima andò ad impregnare sia la soletta interna che le pareti laterali della calzatura. Ero davvero felice che immortalai ovviamente quanto fatto. Dopodiché riposizionai gli stivali sul pavimento senza pulirli. Raggiunta la mia amica ce ne andammo insieme in spiaggia a goderci il sole ed il mare. Non avrei più avuto modo di mettere le mani sulle calzature della ragazza ma mi augurai che nel corso dell’estate avrebbe potuto calzarli ancora, intrisi non solo di piscio ma anche di sborra.  

 

 

Fine.