Conobbi Francesca attraverso
un’amica, che me la presentò subito sperando ci mettessimo insieme. Devo dire
come ottenne quanto sperato ma con non poca fatica. Lo ammetto, Francesca non
era convintissima di noi e per fidanzarci ci volle davvero un bel po’ di tempo.
A me piaceva molto quella ragazzina minuta, mora, con un visino angelico,
scarsa in forme ma sexy ed accattivante nel vestire e pertanto fui molto
paziente nel corteggiarla.
Quando visitai per la prima
volta casa sua notai come avesse una specie di cabina armadio piena di scarpe,
tutte riposte nelle loro scatole originali e con una calzatura che spuntava
fuori dalla confezione in modo da poterla riconoscere subito. Questa però è
un’altra storia e avrò modo di raccontarvela, non preoccupatevi. Oggi invece vi
parlerò di un regalo che le feci, ovvero di un paio di stivali scamosciati di
colore rosa e con un delizioso tacco non troppo alto. Frequentando la ragazza
scoprii quasi subito, infatti, la sua passione morbosa per il colore rosa. Non
solo indossava abbigliamento di quel colore ma pure delle decollete che la
rendevano davvero eccitante. Non avendo alcun paio di stivali nel suo
guardaroba, e avendone notati un paio favolosi nella vetrina di un negozio di
scarpe, decisi di omaggiarla e beneficiarne al tempo stesso.
Quando le regalai le calzature
che avevo comprato, rammento come Francesca fu molto felice essendo del suo
colore preferito, tuttavia non mi diede la ricompensa che speravo. Così ammetto
come mi incupii un po’ visto che con lei le cose non andavano benissimo nel
rapporto e dal punto di vista sessuale non eravamo mai andati oltre ad
effusioni, baci, carezze e qualche palpatina.
Un giorno che andai a
prenderla con la macchina, la vidi uscire dal portone del condominio in jeans a
vita bassa, t-shirt che lasciava scoperto l’ombelico e stivali rosa. Vedendola
mi venne spontaneo pensare a come vestisse da troia, peccato però che pareva
non esserlo nell’animo. Dopo i saluti di rito e un bacio di circostanza notai
l’ennesima freddezza in lei. Tuttavia non volli darmi per vinto e così mi
diressi in montagna, presso un posto appartato che conoscevo vicino ad un luogo
dedicato ad escursioni. Il mio chiaro intento era quello di appartarmi con la
mia fidanzata per farci qualcosa sessualmente visto che il suo look aveva
risvegliato il mio membro.
Giunti al posto che mi ero
prefissato però le cose non andarono come avevo sperato. Alle mie avances
Francesca rispose di non sentirsi ancora pronta. Eravamo entrambi vergini e
fidanzati da poco più di due mesi ma io avevo voglia di sperimentare con lei,
cosa che evidentemente non era ricambiata. Essendo la temperatura in macchina
divenuta rovente e per allontanarmi da lei, la ragazza decise di scendere dal
veicolo proponendomi di fare una passeggiata nel bosco adiacente.
Mi guardai intorno e poi
fissai le sue gambe fasciate da jeans e stivali. Pensai come sarebbe stato
difficoltoso per lei affrontare il sentiero ma poi ritenni opportuno evitare di
dirglielo. Non voleva darmela, si voleva fare una camminata coi tacchi nello
sterrato, erano affari suoi se si sarebbe slogata una caviglia. La cosa
cominciò a frullarmi nella testa e a divertirmi, così estrassi la mia
fotocamera e le dissi che era una buona idea, e che ci saremmo potuti fare
delle foto assieme.
A quel punto ci incamminammo
per il sentiero.
Qua sopra potete vedere il terreno
che iniziammo a percorrere. Dopo aver scattato questa fotografia lasciai andare
avanti pochi passi Francesca, in modo da poterla riprendere mentre camminava
con la mia macchinetta fotografica.
Ora finalmente potete
osservare gli stivali di cui vi stavo parlando.
Francesca, abituata a
camminare coi tacchi sembrava molto sicura di se e non preoccupata per niente
per il terreno che devo ammettere come in quel tratto fosse poco accidentato.
Mentre ci addentravamo nella
boscaglia mi chiedevo se il terreno sarebbe peggiorato, in realtà ci speravo.
Ad un tratto il sentiero
apparve più largo ma con una pendenza.
Mi misi così dietro la mia
ragazza in modo da meglio immortalare la salita coi suoi stivali. Nell’ultima
immagine potete persino notare il tacchetto bianco delle calzature.
Da questa immagine potete
notare la salita, agevolata in parte dalla presenza di gradoni ricavati nel
terreno.
Vedendola arrancare un passo
dopo l’altro con quegli stivali mi chiedevo se Francesca si stesse pentendo di
aver optato per la camminata anziché copulare in macchina.
Fu ancor più divertente poco
dopo vederla alle prese con una discesa. In quel momento andò davvero in crisi.
Sentii prima i suoi tacchi sfregare contro la roccia e poi la voce di Francesca
che mi pregava di aiutarla. Non le negai il soccorso ma prima, come potete
vedere, immortalai la sua difficoltà.
Lasciataci alle spalle la zona
più scoperta cominciammo ad addentrarci in quella boschiva.
Continuavo a rimanere dietro a
Francesca visto che il sentiero non permetteva di rimanere fianco a fianco. In
quel modo avevo la continua opportunità di riprendere la sua camminata.
Ad un tratto la ragazza
commise l’errore di andare col piede destro su una roccia liscia sporgente.
La suola dello stivale destro
scivolò improvvisamente facendole quasi perdere l’equilibrio. Ma Francesca fu
fortunata a rimanere in piedi. Continuò imperterrita a discendere il percorso
alquanto stizzita visto che alla mia pronta domanda se si fosse fatta male mi
rispose seccata di no.
Poco dopo quando Francesca si
fermò per notare quanto fosse profondo il dirupo che costeggiavamo ne
approfittai per immortalare i suoi stivali, diciamo a riposo. Ella rifiatò
chiedendomi se sapevo dopo ci avrebbe portato il sentiero. Le dissi di no e che
non ci restava che scoprirlo. Mi rispose come sperasse che non mancava molto.
Immaginai a quel punto che gli stivali col tacco stessero cominciando a farle
dolere i piedi.
Ci rimettemmo quindi in marcia
percorrendo una salita.
Una volta giunti alla sua
sommità trovammo un punto panoramico ove fermarci. Notai Francesca riprendere
fiato e cercare altresì di sgranchirsi le caviglie.
Mentre fingevo di godermi il
panorama non staccavo gli occhi dalle sue calzature. Il mio pene stava
indurendosi perché in me stavano facendosi spazio i desideri più hot che
potessi avere. Avrei voluto spingere Francesca contro quella palizzata,
abbassarle i jeans e prenderla da dietro come si meritava.
Venne però poi il momento di
riscendere i gradoni.
Era davvero eccitante vederla
scendere quel terreno insidioso con quegli stivali. Ci metteva tutta la prudenza
del caso, ma ad ogni passo mi chiedevo se le sue caviglie prendessero delle
storte, anche lievi, ma che a lungo andare le avrebbero procurato dei
fastidiosi dolori.
Per arrivare ad un nuovo punto
di osservazione percorremmo un tratto ancor più insidioso che mise a dura prova
la mia povera fidanzata la quale cominciava a spazientirsi sbuffando e
maledicendo il terreno.
Ogni pausa era per Francesca
un sollievo ma io non volevo dargliene troppo così poco dopo le ordinai di
rimetterci in cammino.
Sebbene il terreno fosse
asciutto, i tacchetti degli stivali sprofondavano spesso in esso.
Mi aspettavo da un momento
all’altro una caduta o una storta da parte della ragazza.
Per quanto mi riguarda evitavo
di darle qualunque aiuto limitandomi a filmare la sua camminata.
Il sentiero sembrava essere
infinito a differenza della pazienza di Francesca che cominciò a chiedermi di
tornare indietro.
Le chiesi per quale motivo,
facendo il finto tonto mentre stavamo attraversando un ciottolato.
A quel punto non fece in tempo
a rispondermi che prese una violenta storta alla caviglia destra.
Francesca si era fermata e io
dovetti nascondere la macchina fotografica poiché i suoi lamenti ben presto
furono uditi anche da un escursionista che poco dopo ci raggiunse. L’uomo era
vestito da trekking e portava con se uno zainetto. Non appena indirizzai il mio
sguardo su di lui, notai che avvicinandosi si levò gli occhiali da sole e i
suoi occhi puntavano direttamente sugli stivali di Francesca. Notando come la
mia ragazza si stesse massaggiando la caviglia, l’uomo le chiese se si fosse
fatta male. Dopodiché si mise a rimproverarla, dicendole cosa le fosse venuto
in mente di indossare quegli stivali in un luogo come quello. Francesca
imbarazzata non gli rispose nulla. Decisi di intromettermi buttando altra legna
sul fuoco. Dissi all’uomo come eravamo venuti per cercare un posto isolato in
cui stare un po’ soli e non certo fare un’escursione in montagna. La mia
allusione a qualcosa di sessuale fu recepita come speravo dallo sconosciuto che
guardò Francesca con maggiore malignità. Ripose quindi come avesse immaginato
bene e come quello non fosse il posto adatto per fare certe cose. Accompagnando
un braccio intorno alla vita della mia ragazza che era rimasta senza parole
riprendemmo la strada. Diedi un paio di palpate al sedere di Francesca mentre
ci allontanavamo, sicuro che l’escursionista non se le sarebbe perse.
Quando ci fummo allontanati
abbastanza tornai a filmare gli stivali della mia ragazza.
Ci rimaneva da percorre un
ultimo prato prima di fare ritorno alla macchina.
Francesca non parlava,
evidentemente in un forte stato di nervosismo e imbarazzo. Così fui io a
tornare sull’argomento. Ma chi si credeva di essere quel tipo per giudicarci le
dissi e a quel punto lei si lasciò andare: “Che figura di merda!”. Con un
ghigno sul volto le risposi come se non avessi capito cosa intendesse. Perciò
mi rispose: “Non dovevamo venire, almeno non vestita così”. Replicai nuovamente:
“Amore fregatene, e poi che c’è di male, io ti trovo davvero sexy con quegli
stivali”. Francesca concluse dicendo come non vedesse l’ora di toglierseli.
Finalmente poco dopo
raggiungemmo la tanto agognata macchina. L’escursione era finita.
Quando ormai pensavo fosse
tutto terminato, Francesca al posto di salire in macchina si sedette su un
muretto vicino. Le chiesi cosa stesse facendo e lei mi disse come voleva
disperatamente levarsi gli stivali.
Rimasi stordito ed incredulo a
quelle parole. Ma pochi istanti dopo la vidi sfilarsi il primo stivale. Ero
estasiato e allo stesso tempo cercai di rimare concentrato per immortalare quel
momento ma temevo che Francesca potesse accorgersene e scoprire il mio
feticismo.
Ammetto come le foto rubate
dei suoi piedi non sono un granché ma rivendendole posso rammentare facilmente
lo stato d’animo di agitazione che mi governava in quel momento. Cercai di fare
il mio meglio per scattarle. Avrei voluto che mi avesse chiesto di massaggiarle
i piedi doloranti ma Francesca non lo fece. Rimase per alcuni istanti ferma a
far riposare le stanche dita dei piedi senza rivolgermi la parola. Io invece
ero quasi intimidito e così non le chiesi alcunché. Poco dopo la vidi
rimettersi gli stivali e quindi venne per noi il momento di lasciare la
montagna.
continua...