lunedì 30 ottobre 2017

MADRE E FIGLIA, UN PAIO DI STIVALI IN COMUNE. 03 – Addio stivali

Il giorno successivo alla serata in discoteca mi ritrovai al pomeriggio in spiaggia con i ragazzi. Tra loro vi era anche Tilde che non fece menzione dei suoi stivali. Ciò stava a significare due cose: o la bella biondina non voleva far sapere quanto era successo alle sue calzature oppure ne lei ne sua madre avevano ancora trovato il panzerotto che avevo accuratamente riposto in uno stivale.
Il pomeriggio passò tranquillamente così come il giorno dopo. Quello però era il mio ultimo giorno di permanenza al mare e così venne il momento dei saluti. La maggior parte dei nuovi amici che avevo conosciuto in questa vacanza li salutai in spiaggia, l’ormai rituale luogo in cui ci incontravamo. Qualcuno che era assente non lo salutai ma qualcun altro seppur assente avevo il desiderio di salutarlo. Sto parlando di Tilde, ella infatti non venne in spiaggia l’ultimo giorno ma siccome volevo vederla un’ultima volta prima di andarmene le scrissi verso l’ora di cena un sms chiedendole se verso le 21 sarei potuto passare da lei per un breve saluto. La bella biondina mi rispose affermativamente e così all’orario prestabilito fui sotto casa sua. 
Parcheggiata la macchina mi diressi lungo il viale che portava a casa sua e mentre camminavo qualcosa catturò il mio sguardo. Guardai verso i cassonetti dell’immondizia e li per terra vidi qualche cosa che mi sembrava familiare.


Più mi avvicinavo e più le mie certezze andavano aumentando.


Li per terra c’era indubbiamente uno degli stivali di Tilde. Ebbi per un attimo la tentazione di fermarmi, per accertarmi meglio che si trattasse dello stivale bianco che intendevo io ma la ragazza mi aspettava e comunque potevo compiere benissimo questa operazione qualche minuto più tardi.
Ripresi così il mio cammino sino a giungere alla casa della ragazza dove suonai il citofono. Mi rispose in breve tempo Tilde stessa dicendomi di attenderla che a breve sarebbe scesa.
Passai con lei circa 20 minuti in cui chiacchierammo un poco del più e del meno e di come ci fossimo divertiti in questa vacanza. Venne poi per me il momento di provare a scoprire qualcosa sugli stivali bianchi dopo ciò che avevo fatto col panzerotto. Le chiesi infatti se si era divertita sabato sera in discoteca e che a mio parere la serata era stata perfetta. Fu a quel punto che lei obbiettò.
Tilde mi disse appunto che la serata a suo giudizio non era stata perfetta e che anzi ci aveva rimesso gli stivali bianchi di sua madre a causa di uno stupido scherzo. Presi a quel punto la palla al balzo chiedendole spiegazioni visto che non ne sapevo nulla.
Incalzata dalla mia domanda la bella biondina mi raccontò che proprio oggi sua madre mettendosi gli stivali per andare al lavoro aveva trovato dentro uno di essi dei resti di cibo e che questo l’aveva mandata su tutte le furie. Proprio per quanto accaduto Tilde non era venuta con gli altri ragazzi in spiaggia in quanto a loro aveva chiesto spiegazioni ma nessuno si era preso la responsabilità del gesto.
Io le dissi che magari il cibo era caduto involontariamente nello stivale ma lei per tutta risposta mi disse che credeva poco a questa ipotesi e che anzi conoscendo i suoi amici qualcuno sicuramente le aveva tirato quel colpo mancino apposta.
Io feci finta di essere dispiaciuto e le volli chiedere qualcosa di più sulla reazione di sua madre. Tilde mi disse che si era arrabbiata parecchio e che per quanto successo aveva buttato via gli stivali.
A quel punto decisi di non farle più domande a proposito e cambiai argomento.
Venne poi il momento di salutare la ragazza anche perché volevo andare a vedere gli stivali buttati. Due bacetti sulle guance, la promessa di risentirci in seguito e me ne andai.
Feci la strada a ritroso e mi ritrovai ai cassonetti dove finalmente mi avvicinai alla immondizia.


Ai miei piedi vi erano proprio gli stivali bianchi della madre di Tilde.



La vita di questi stivali era finita. Come aveva detto Tilde, sua madre li aveva gettati e non li avrebbe più utilizzati. Per quanto erano danneggiati non credo ci abbia perso un gran che. Il pensare alla donna che li aveva indossati e ci aveva trovato dentro il mio panzerotto mi eccitò molto e mi fece fare più tardi una gran bella sega.
Tornando a quel momento decisi come testimoniano le immagini di scattare qualche foto per ricordare l’evento e dopodiché me ne andai definitivamente.


Un ultimo pensiero lo dedicai agli uomini della nettezza urbana che avrebbero poi trovato quegli stivali. Magari qualcuno ci avrebbe guardato dentro, oppure se li sarebbe portati a casa. Beh se l’ha fatto è perché è uno di noi e in quel caso ora può conoscere la storia di quegli stivali da troia.


Fine.

martedì 24 ottobre 2017

MADRE E FIGLIA, UN PAIO DI STIVALI IN COMUNE. 02 – Uno scherzo a base di pizza

Dopo aver sborrato gli stivali bianchi i giorni passarono senza che potessi nuovamente mettere le mani su quelle calzature. Con Tilde e i ragazzi si continuava ad uscire ed andare in spiaggia. Poi, sabato sera decidemmo di andare in discoteca. Siccome io e i ragazzi della compagnia volevamo fare un po’ di baldoria obbligammo le ragazze a prendere la macchina così che noi uomini potessimo bere liberamente tutti gli alcoolici che volevamo.
Formammo due macchine entrambe composte da cinque passeggeri e ci dirigemmo inizialmente in un pub del paese che affacciava direttamente sul mare. Una delle due autovetture era guidata da Tilde ma io non mi trovavo su quella. Solamente quando scesi dal veicolo mi accorsi di una gradita sorpresa. La bella biondina dai capelli ricci indossava gli stivali della madre con cui mi ero divertito. Non me l’aspettavo proprio ma fu davvero un bel vedere. Guardandola camminare su quei tacchi mi chiedevo se poteva sentire ancora la mia sborra. Probabilmente no, però, forse, li aveva già indossati prima di questa sera e dopo che li avevo sborrati, quantomeno se non lei magari sua madre. Tuttavia se ancora li usava, ciò stava a significare che le due donne non si erano accorte di quanto accaduto e le tracce della mia sborra erano passate inosservate.
Prendemmo dei cocktails, si chiacchierava, rideva e scherzava e il mio sguardo cadeva spesso su Tilde e gli stivali di sua madre. Ella probabilmente li aveva prestati alla figlia che volendo andare in discoteca doveva farlo con le calzature adatte.
Verso mezzanotte lasciammo il pub per recarci in discoteca. Questa si trovava nell’entroterra, non molto distante da dove stavamo. Mentre stavo in macchina continuavo a pensare alla ragazza e cresceva in me la voglia di portarmela a letto. Proprio così, volevo toglierle quegli stivali da troia e scoparmela.
In discoteca cominciammo a ballare e lei era il mio obbiettivo. Ballavamo in gruppo ma spesso ci scappava qualche acuto con strusciata. Aveva un culetto niente male e credo che più volte abbia sentito come il mio cazzo fosse in tiro.
Non ero l’unico però a volere Tilde, altri ragazzi della compagnia la puntavano già da molto più tempo di me e probabilmente avevano già con lei un maggiore feeling. Così la ragazza con questi si lasciava molto più andare rispetto che con me e ciò mi innervosiva abbastanza.
Quando poi la biondina volle andare a fumarsi una sigaretta io mi offrii di accompagnarla. Ci avviammo così verso l’uscita antincendio e una volta aperta la porta respirammo un po’ di aria fresca. Fu questo il momento di scattare qualche immagine della ragazza in stivali.



Senza che se ne accorgesse riuscii a catturare queste quattro immagini che ritraevano gli stivali indossati da Tilde. 



Saperla con la mia sborra dentro gli stivali, seppur seccata, mi eccitava tantissimo. Vederla ballare, dimenarsi su quei tacchi da troia era troppo bello e la voglia saliva. Dopo averla fotografata, quando ormai mi ero deciso a provarci con maggiore determinazione, venimmo raggiunti dagli altri ragazzi che probabilmente non volevano lasciarmi solo con lei.
Dopo qualche minuto allora facemmo ritorno in pista per ballare ma non nascondo che ero abbastanza imbestialito dell’intromissione di quegli altri e così mi feci da parte e andai a bere qualcosa.
Dopo un paio d’ore di danze in discoteca decidemmo di lasciare il locale. Pensavo che presto sarei salito in macchina e mi avrebbero riportato a casa senza essermi potuto divertire come volevo. Fortunatamente mi sbagliavo.
Qualcuno propose di fare un salto da un paninaro che si trovava a circa 100 metri dalla discoteca per mangiare un panino o qualcosa d’altro. Io francamente non avevo alcuna fame ma non dissi niente e  seguii comunque i ragazzi.
Tilde però obbiettò che con i tacchi non sarebbe venuta poiché aveva male ai piedi. Evidentemente non usava molto spesso i tacchi ne quegli stivali in particolare. Aveva ballato tutta la serata e ora voleva levarseli. Andammo pertanto fino alla sua macchina e li la ragazza si cambiò le scarpe. Tolse dinnanzi a tutti quegli stivali da troia e li sostituì con un paio di molto più comode ballerine. Prima di indossarle si passò le mani sulle piante dei piedi che fuori dagli stivali stavano evidentemente rigenerandosi. Vedere quella scena mi fece quasi sborrare. Avrà avuto sicuramente dei residui di sborra secca su quei bei piedini che ora si massaggiava.
Qualche stronzo che probabilmente non apprezzava ed era bensì più interessato ad andare a mangiare fece finire in breve tempo quel momento invitando Tilde a darsi una mossa.
La ragazza non perse allora altro tempo e dopo aver calzato le ballerine e lasciato gli stivali bianchi dietro il sedile del guidatore chiuse la macchina e insieme alla compagnia ci dirigemmo dal paninaro.
Nella mia testa frullavano mille pensieri. Volevo sborrare nuovamente negli stivali bianchi ma sapevo benissimo che non sarebbe stato facile. Anche se al momento quelle calzature erano in macchina senza alcuna protezione ero sicuro che non saremmo rimasti per tanto tempo dal paninaro.
Un pensiero dopo l’altro fui risvegliato dalla voce di un amico che mi chiedeva che cosa volessi prendere. Optai allora per un panzerotto, una specie di pizza piegata su se stessa. Non avevo molta fame ma era la cosa che più mi appetiva e poi non era molto grande.
Quando presi in mano il panzerotto tornai con la memoria ad una storia fetish che avevo letto tempo fa. In questa storia il protagonista riversava del kebab nello stivale di una ragazza. Pensai a quel punto che avrei potuto fare altrettanto col mio panzerotto.
Mi avvicinai a Tilde e le chiesi le chiavi della macchina. Le dissi che avevo lasciato nell’auto delle medicine che dovevo assolutamente prendere prima di mangiare. Era la prima cosa che mi fosse venuta in mente e grazie allo stato di stordimento in cui eravamo nessuno ci fece caso.
La bella biondina mi consegnò le chiavi serenamente senza sapere cosa da li a poco avrei fatto.
A passo svelto mi diressi alla macchina e quando fui fuori dal campo visivo dei ragazzi presi la mia macchina fotografica e immortalai il panzerotto.


L’aspetto di questo panzerotto era ed è molto invitante e persino squisito da mangiare ma questa volta non sarebbe finito nel mio intestino. Per lui era stata programmata un’altra destinazione.
Aprii la macchina e la portiera posteriore. Eccomi nuovamente faccia a faccia con quegli stivali da puttana.



Non avevo tempo da perdere e così ne presi subito uno in mano.


A quel punto mi salì la voglia di sentire l'odore che vi era all'interno.


L’odore era ancora più forte di quello che avevo sentito la volta scorsa. D’altronde Tilde aveva ballato fino a poco fa con questi stivali e ci aveva sudato dentro parecchio.
Mi guardai intorno e dei ragazzi nemmeno l’ombra. Decisi allora di passare all’azione.
Spezzai in due il panzerotto e celermente riversai il contenuto composto da mozzarella filante e sugo di pomodoro bello caldo all’interno dello stivale.



A quel punto buttai dentro anche la crosta del panzerotto. Nelle immagini si può notare il risultato. Agli stivali da troia, usati in comune da Tilde e sua madre dopo aver dato da bere la mia sborra la volta scorsa, ora avevo dato pure da mangiare.
Dopo aver scattato velocemente queste immagini rimisi gli stivali al loro posto. Tempo di uscire dalla macchina e richiuderla ed ecco i ragazzi comparire da dietro l’angolo. Mi dissero che si erano preoccupati ed erano perciò venuti a cercarmi. Io li tranquillizzai e feci come se niente fosse. Venne quindi il momento di ritornare a casa.
Tilde si mise al volante della sua macchina con le ballerine ancora indosso. Sul sedile posteriore vidi salire tre membri della compagnia ancora intenti a mangiare. Due di loro si stavano gustando proprio il mio stesso panzerotto. Ciò mi rincuorò, infatti, in questo modo la ragazza quando avrebbe trovato il panzerotto negli stivali avrebbe dovuto pensare a loro e non a me.
Io salii a bordo dell’altra macchina e fui riaccompagnato a casa. Fu inevitabile pensare tutta la notte alla sorpresa che avrebbero scoperto Tilde e sua madre una volta messi gli stivali.


continua…




giovedì 12 ottobre 2017

MADRE E FIGLIA, UN PAIO DI STIVALI IN COMUNE. 01 – La madre di Tilde

Un'estate in cui passai parte delle mie vacanze al mare feci conoscenza con dei ragazzi del posto. Erano un gruppetto di amici composto sia da maschi che da femmine. L’attrazione della compagnia di amici era sicuramente una bella ragazza bionda di nome Tilde. Non passava di certo inosservato il suo corpo e più precisamente il suo prosperoso seno.


La ragazza e i suoi amici erano molto simpatici e incominciammo ad uscire insieme. Un pomeriggio, insieme ad un altro ragazzo andai a casa della ragazza, infatti ella ci aveva entrambi invitati per il pranzo. Mentre stavamo gustandoci i piatti da lei cucinati fece ingresso in casa la madre di lei. Si trattava di una bella donna e squadrandola da capo a piedi notai come indossasse un bel paio di aggressivi stivali bianchi. Immediatamente la qualificai come una milf.
Il rumore dei tacchi di quegli stivali a contatto col pavimento risuonava nella casa e non poteva non richiamare la mia attenzione. Vedere quella donna con quelle calzature ai piedi mi provocò subito un discreto bozzo nei pantaloni.
Crebbe subito in me il desiderio di mettere le mani su quegli stivali da troia.
La sorte volle assistermi, infatti, la madre di Tilde, dopo essersi presentata ci disse che non sarebbe rimasta molto a casa poiché delle amiche l’aspettavano per andare in spiaggia. Ci lasciò quindi per andare a cambiarsi e riapparve circa una quindicina di minuti dopo in tenuta da mare, ovvero canottierina, gonnellina e infradito oltre naturalmente al costume.
Quattro chiacchere con la figlia e poi dopo averci salutato uscì di casa.
Tilde ci disse che sua madre lavorava part-time al mattino mentre al pomeriggio, in estate, amava sempre andare in spiaggia con le amiche per curare l’abbronzatura.
Mentre l’altro ragazzo per ingraziarsi la bella biondina l’aiutava nel lavare i piatti io ne approfittai per defilarmi con la scusa di andare in bagno. Ovviamente mi misi alla ricerca degli stivali bianchi.
Nel bagno non ci stavano e così provai in una stanza che era la camera da letto della madre di Tilde. Ecco che trovai quello che cercavo.



Gli stivali bianchi indossati fino a 15 minuti prima da quella milf della madre della biondina erano stati lasciati dalla donna dietro la porta e ora erano a mia disposizione. Senza perdere tempo presi subito la mia fedele macchinetta fotografica, che porto sempre con me, e mi misi ad immortalare quelle eccitanti calzature.



Gli stivali erano di pelle e ad un primo sguardo sembravano parecchio usati.



Evidenti segni d’usura erano presenti su ogni lato degli stivali, parte della pelle bianca era scrostata.



Erano proprio degli stivali da troia.



La proprietaria doveva esserne molto affezionata perché erano davvero conciati male quegli stivali ma ancora la donna non se ne era disfatta.



Pure le suole e i tacchi degli stivali non si presentavano certo in buone condizioni.



Dopo aver scoperto che la taglia di queste calzature era una 38 volli vedere come si presentavano al loro interno.



L’odore che proveniva dall’interno degli stivali era molto forte e pungente. Il fatto che la donna li indossasse durante l’estate e probabilmente non solo accresceva la puzza che emanavano.
Ormai non resistevo più, il cazzo mi scoppiava tra le gambe e avevo una tremenda voglia di segarmi con quelle calzature.


Mi calai in fretta i pantaloncini e dopo aver preso in mano il mio pene cominciai a sfregarlo sopra quegli stivali da troia.


Poco dopo decisi di segarmi stringendo il mio cazzo con lo stivale destro. Pensavo alla madre di Tilde che fino a pochi minuti prima li indossava e grazie al forte odore che emanavano non ci volle molto per sborrare.


Poggiai uno stivale a terra e presi la mira.



A quel punto venni.



Dopo le prime gocce ecco degli schizzi belli potenti.



La mia sborra continuava a colpire l’interno di quello stivale da troia.



Fino a quando all’ultimo schizzo seguirono le gocce finali.


Gli stivali della madre di Tilde erano stati sborrati per bene e i segni del mio lavoro erano ben visibili.



Dalle foto infatti si può notare come all’interno dello stivale in cui venni ci fossero segni di colate di sperma. Il liquido seminale infatti continuava a colare lungo l’interno della calzatura fino a raggiungerne la suola.



Guardando all’interno dello stivale ero molto soddisfatto di quanto avevo fatto.


Rimisi a quel punto gli stivali per terra e dopo essermi risistemato feci ritorno dai miei amici come se nulla fosse successo.


continua…