mercoledì 8 febbraio 2023

L'UNIVERSITARIA VERONICA. 03 - E venne il giorno

Ci volle parecchio tempo prima che riuscissi a mettere mano sugli stivali di Veronica. Per riuscirci dovetti avvicinarmi a lei ed entrare a far parte della sua cerchia di amici. Erano dei veri sfigati ma per ottenere quello che volevo decisi di passare per un bravo ragazzo e soprattutto un attento e interessato studente universitario come loro. Quando poi venne il giorno che Veronica, così si chiamava la protagonista di questa storia, decise di organizzare una cena a casa sua ecco che potei finalmente mettere le mani sui suoi stivali marroni.



La casa era piuttosto grande, su due piani, così mentre gli altri erano impegnati a preparare cocktails e da mangiare io mi sono defilato. Mi sono messo a vagare per la casa di Veronica, ispezionando le stanze che man mano incontravo sulla mia strada. Giunto finalmente nella stanza della ragazza non mi fu difficile rinvenire in una scarpiera le calzature che cercavo. Le disposi allora sopra il suo letto per scattarne una prima fotografia.




Immortalai poi le suole degli stivali che apparivano decisamente usurate. Come potete notare il tacco era piuttosto corto e leggermente largo.



Ecco invece l’interno delle calzature, bicolore, sulle tonalità del marrone. Mentre fuori erano scamosciati ma un po' ruvidi, dentro erano così morbidi al tatto.




Rassicurato nel sentire le voci dei miei amici in lontananza, decisi di tirare fuori il mio cazzo che ormai era già bello duro per infilarlo all’interno di uno stivale. Grazie all’apertura lasciata dalla zip mi fu facile infilarcelo dentro.



Mentre il mio cazzo scorreva avanti e indietro nella calzatura non facevo che pensare a Veronica. Non solo le stavo violando gli stivali ma persino all’interno della sua cameretta. Tutto ciò contribuiva a rendermi ancor più eccitato.  



Poco prima di venire decisi di scattare una fotografia dell’interno dello stivale, proprio nel punto ove fino a quel momento avevo fatto strusciare il mio membro.




Subito dopo ecco il risultato della mia goduta. Sperma piuttosto liquido venne da me riversato all’interno della calzatura. Bisbigliai il nome di Veronica in quel momento. Fu davvero un bel momento che avevo sognato da almeno un paio di mesi. Rimisi gli stivali al loro posto perché non mi frega nulla se la ragazza se ne sarebbe accorta o meno, anzi, probabilmente dentro di me speravo che lo notasse. Tornato dai ragazzi feci finta di nulla, mi godetti la cena preparata sorseggiando della birra visto che i cocktails realizzati facevano pena.



Devo dire che la compagnia era allo stesso livello dei drink preparati. Non riuscivo proprio a lasciarmi coinvolgere, sembravamo su pianeti distanti anni luce nella galassia. Così, dopo essermi ricaricato e aver raggiunto il limite massimo di pensieri sconci su Veronica, decisi di farmi un altro giro coi suoi stivali. tornato quindi in camera da letto, per prima cosa scattai una fotografia all’interno di questi, cosa che prima, per la fretta avevo omesso di fare. Con mia piacevole sorpresa notai come ancora lo sperma fosse chiaramente visibile e composto.




Era una situazione diversa da prima, i ragazzi ora erano meno impegnati, più distratti, intenti a cazzeggiare e così rischiavo di essere scoperto. La stessa padrona di casa sarebbe potuta venire nella sua camera da un momento all’altro per chissà quale motivo. Tuttavia, maneggiare quelle calzature, aver visto l’ignara ragazza per tutta la sera, snobbarmi e fare la scema con altri, la voglia di placare il mio cazzo tornato ancora duro, mi fece propendere per un secondo round con quegli stivali.



Questa volta però non sarei venuto dentro gli stivali.




Segatomi velocemente volli venire sulla parte esterna, quella scamosciata. Il quantitativo di sborra prodotta fu minore di quella di prima ma comunque si poteva trattare di un bel risultato. Una decina di gocce erano cadute sugli stivali macchiandoli inequivocabilmente. Ora si che la serata passata a casa di Veronica poteva dirsi conclusa ed aver avuto un senso. Come prima rimisi a posto gli stivali senza pulirli. Ora aspettavo solo di rivedere la ragazza in università calzando gli stivali sborrati.

 

 

Fine.

L'UNIVERSITARIA VERONICA. 02 - Seguita in centro

Stavo quasi sempre a debita distanza da lei. Temevo di avvicinarmi perché era sempre accompagnata da altre ragazze. Un giorno però, nuovamente stregato dal suo abbigliamento, all’uscita dell’università decisi di seguirla per le vie del centro. 




Aveva piovuto e l’asfalto era ancora umido. Pensavo come fosse affascinante mentre estratta la fotocamera mi misi a riprenderla.



Gli stivali che indossava dovevano avere un piccolo tacco perché il rimbombo di questi risuonava per la strada calamitando ancora maggior attenzione su di lei.




La gonna che indossava era discretamente aderente e non si poteva fare a meno di guardarla visto che la giovane sculettava con decisione. Nello starle dietro mi faceva pensare come lo stesse facendo apposta. Era come se avessi l’impressione che quel movimento così accentuato fosse fatto volontariamente e ciò contribuiva ancora di più a mandarmi su di giri.




Quei collant neri poi, velati, poco spessi e che contrastavano gonna e stivali decisamente più chiari erano la ciliegina sulla torta.



Era davvero sensuale, tanto che decisi proprio quel giorno come o lei stessa o le sue calzature avrebbero ricevuto a tutti i costi il mio sperma.

 

 

continua…

L'UNIVERSITARIA VERONICA. 01 - Troppo distante

La prima volta che la ripresi con la mia fotocamera ero decisamente troppo distante. Ci trovavamo in un auditorium e con me avevo la mia prima fotocamera digitale pertanto scusatemi per la qualità delle immagini. Non sapevo quale fosse il suo nome ma l’avevo notata subito visto che indossava quasi sempre gonna e stivali come outfit. Quel giorno, in particolar modo, ne indossava una che sembrava essere di seta mentre ai piedi aveva delle calzature di colore marrone chiaro.



Le ragazze che l’accompagnavano sembravano esserle distanti anni luce. Indossavano jeans e giubbotti anti sesso. Lei, invece, era così sinuosa ed affascinante. Il cappottino che portava le stringeva la vita e le si allargava sui fianchi. Sembrava davvero sexy e fuori dal contesto universitario in cui ci trovavamo. Il suo abbigliamento sembrava più adatto ad un ufficio.



La gonna che le fasciava le cosce pareva appartenere ad un tailleur e quindi ad un completo più impegnativo rispetto a quello che normalmente usava vestire una comune studentessa universitaria.



Mi aveva davvero rapito quel giorno che non resistetti a riprenderla. La trovavo così sexy, con quei collant color carne e gli stivali chiari. Non vi nascondo che me lo fece duro e dovetti sparami una sega a casa.

 

 

continua…