Era una giornata uggiosa e
siccome mi piace fare due passi sotto la pioggia ne approfittai per uscire. Il
tempo autunnale favoriva l’utilizzo di calzature pesanti e quindi ero fiducioso
di poter incontrare qualche ragazza in stivali. A catturare la mia attenzione,
ben presto, fu una giovane che indossava degli stivali tipo ugg di colore
beige.
Questa era ferma ad aspettare probabilmente la madre che da li a poco le si avvicinò e quindi entrambe si misero in marcia. Io mi misi a seguirle ovviamente.
La ragazza offriva uno
spettacolo niente male grazie al jeans aderente che metteva in bella mostra il
suo fondoschiena.
Anche l’uomo che le passò di
fianco poco dopo sembrò rimanere attratto prima dagli stivali che indossava e
poi dalla ragazza stessa. Chissà se oltre a quello sguardo che riuscii ad immortalare
con il cellulare ci fu qualche pensiero peccaminoso da parte dell’uomo.
Da parte mia, riguardando ora
queste immagini e rivedendo il dondolamento di quel culetto pronunciato, grazie
ad una camminata sculettante, di pensieri peccaminosi ce ne sono stati e ce ne
sono tantissimi ancora.
Mentre il pedinamento
proseguiva il desiderio di palparla cresceva esponenzialmente.
Avevo dinnanzi a me proprio
una gran bella fichetta che con l’abbigliamento che aveva deciso di indossare
faceva ancora venir più voglia.
Sarebbe stato giusto
complimentarsi con la madre che l’accompagnava.
Poco dopo quando le due
girarono a sinistra ripresi la giovane anche lateralmente, notando così ancora
meglio le sue gambe slanciate e il suo corpo ben fatto.
Quindi tornai nuovamente a
godermi il suo culo.
Era davvero invitante, così
seducente che me lo fece indurire sebbene la fredda temperatura.
Le due attraversarono quindi
un parcheggio e dopodiché ebbero accesso ad un condominio. Ovviamente
interruppi il mio pedinamento anche se qualcosa in me mi spingeva ad andare
oltre. Dovetti però contenere i miei bollenti spiriti e così feci ritorno a
casa. Quando poi, però, nel pomeriggio decisi nuovamente di riuscire per andare
a comprare un paio di cose che mi mancavano per cucinare, ecco che mi balenò
l’idea di tornare verso quel condominio. Non vi nascondo che la mia idea era quella
di accedervi per cercare sulle scale magari gli stivali della ragazza lasciati
fuori la porta di casa. Ci speravo, vista l’uggiosa giornata.
Non ci crederete, come non ci credetti nemmeno io in quel momento ma salendo le scale ecco che mi ritrovai dinnanzi a quegli stivali scamosciati.
Scattai subito qualche
fotografia e poi mi avvicinai a loro, immortalandoli dall’alto.
Che colpo di fortuna pensai.
Restare li era troppo pericoloso e allora decisi di prendere con me gli stivali e spostarmi in una parte del condominio dove mi sentivo più tranquillo e avevo una via di fuga in caso sopraggiungesse qualcuno. Appoggiati gli stivali su di un muretto mi misi nuovamente a fotografarli anche se ormai stavo già macchinando qualcosa per loro.
Infatti, poco dopo decisi di
riporre sul primo scalino delle scale gli stivali e quindi aprire una delle
diverse birre che avevo acquistato al supermercato. Senza pensarci oltre iniziai
a versarne il contenuto nello stivale di sinistra.
Rovesciai l’intero contenuto
senza alcuna esitazione.
Quindi immortalai il
risultato. La schiuma della birra appena versata era ben visibile all’interno
dello stivale.
A quel punto decisi di aprire
un’atra birra per versarne il contenuto nell’altro stivale.
Ora entrambe le calzature
avevano ricevuto la loro lattina di birra e dall’interno potevo udirne il
rumore che la schiumava ancora provocava.
Non pago di quanto fatto fino
a quel momento aprii una terza birra riversandola in uno degli stivali.
Il contenuto, sommatosi a
quello precedentemente versato, ben presto cominciò a salire lungo il gambale
dello stivale.
La birra però non scavallò il
bordo dello stivale ma si fermò qualche centimetro al di sotto dello stesso.
Ecco poi una fotografia del
risultato. Gli stivali ormai erano belli intrisi di birra che pian piano aveva
cominciato a fuoriuscire dagli stessi bagnando il pavimento. La lattina
temporaneamente inserita in una delle due calzature fu un momento di estro
artistico che mi aveva colpito.
Ormai ero deciso a non
fermarmi e così mi misi ad aprire un’altra lattina ancora e a riversarne pochi
istanti dopo l’intero contenuto prima nello stivale sinistro e poi in quello
destro.
L’interno degli stivali era un ribollire di schiuma.
Anche questa volta il liquido non traboccò restando pochi centimetro sotto al bordo degli stivali.
Ancora una lattina di birra
avevo nel sacchetto della spesa. L’avrei potuta bere alla salute della proprietaria
degli stivali ma conoscete il detto: fatto 30, facciamo 31. E così come potete
vedere dalle fotografie decisi di riversare l’intero contenuto dell’ultima
lattina nello stivale di sinistra.
Riempito lo stivale fino
all’ultima goccia mi misi ad osservarlo e a fotografarlo.
Ne avevano davvero ricevuta abbastanza di birra questi stivali, erano talmente pieni e impregnati che dubito l’odore di alcol se ne sarebbe mai andato, anche lavandoli in lavatrice.
A quel punto riportai gli
stivali dinnanzi la porta di casa, depositandoli sul tappetino da dove li avevo
presi.
Scattai quindi un’ultima
fotografia dall’alto notando ancora la presenza della schiuma e della birra al
loro interno. Mi chiesi, mentre mi allontanavo da loro, se l’indomani, quando
la bella proprietaria si sarebbe riaffacciata all’ingresso per prenderli se
avrebbe trovato o meno ancora il liquido al loro interno oppure, nel corso
della notte, il liquido sarebbe pian piano trasudato.
Fine.