Premetto come in questo
racconto non leggerete ne avrete modo di vedere schizzate su qualche paio di
stivali, bensì vi racconterò qualcosa di me, del mio passato, riaffiorato a
seguito di quanto ho potuto vedere in un’aula universitaria. Inoltre, leggendo
altre storie ho potuto constatare come le insegnanti abbiano spesso suscitato
attenzioni nei loro studenti e ciò si è verificato anche al sottoscritto.
Intanto diamo un’occhiata a colei che ha scosso questi miei ricordi.
Non appena entrai nell’aula mi
accorsi come l’insegnate vestisse un outfit decisamente accattivante,
caratterizzato da un vestitino aderente che le arrivava appena sopra al
ginocchio, delle calze scure e degli stivali scamosciati marroni col tacco. Era
terribilmente sexy e mentre mi avviavo a sedermi, oltre al desiderio di
immortalarla, cosa che feci alla prima pausa dalla lezione, suscitò in me il
ricordo di quando vidi per la prima volta una maestra in stivali. Si trattava
delle scuole elementari e l’insegnate, di cui ancora ricordo il nome,
Albertina, era la madre di un mio compagno di classe. Non rammento cosa
insegnasse ma non posso non ricordare gli stivali che indossava. Erano in
pelle, di colore nero e con un tacco medio. Le arrivavano all’altezza del
ginocchio e li portava accompagnandoli a gonne che a volte coprivano il
ginocchio. Al giorno d’oggi direi come fossero stivali vintage. Francamente non
ricordo quanto spesso li indossasse, tuttavia avevano così tanto calamitato la
mia attenzione che feci di tutto per metterci le mani sopra. Infatti, un giorno
feci in modo di farmi invitare a casa dal mio compagno di classe, per pranzare
assieme e giocare nel tempo seguente. Quindi trovai il modo di recarmi al bagno
ove trovai gli stivali della madre, appoggiati vicino al bidet. Ricordo come
avessi paura nel toccarli perché la porta del bagno era caratterizzata da un
vetro, che seppur opaco, non ero sicuro non permettesse di vedere le ombre di
chi fosse all’interno. Con coraggio comunque afferrai quegli stivali per
ammirarli. Deve essere stata una sensazione travolgente per me, un mix di
eccitazione e timore. Purtroppo non mi ci masturbai, credo fossi troppo piccolo
per quello, ma come spesso mi accade anche oggi, se non riesco a lasciare
qualche traccia di sperma nelle calzature, cerco sempre di lasciare altro. Così
feci qualche goccia di pipì negli stivali di Albertina, una sorta di marchio
ricordo.
Torniamo intanto a dare
un’occhiata agli stivali della prof. Da queste immagini si può notare meglio il
tipo di calzature. Confesso che non sono tra le mie preferite, come stile,
tuttavia, sulla donna facevano davvero un bell’effetto.
Visti questa volta dal davanti.
E ancora da dietro.
E che dire del profilo del
culetto? Quella gonna lo fasciava davvero bene, istigando l’osservatore a
volerglielo palpare di brutto.
Facevo avanti e indietro
filmandola col mio telefono cellulare, cercando di immortalarla come meglio
potevo. Non avevo modo di osservare quello che stavo registrando pertanto feci
davvero tantissimi video.
Guardando queste immagini a
mente fredda, sale il desiderio e l’immaginazione si fa spazio, molto più di
quando stavo vivendo in diretta quel momento. Com’era invitante l’insegnante in
questa posa. Sarebbe stato bello avvicinarsi da dietro e strusciarglielo sulla
gonna. Poi masturbandosi e dicendole quanto fosse eccitante con quella mise.
Dopodiché riversare tutto il piacere addosso a lei, macchiandole la gonna e
osservando i grumi di sperma colare verso il basso, non mancando di riversare
qualche schizzata anche sulle calze e sugli stivali marroni. Sono sicuro che
anche altri ragazzi si sarebbero uniti in quell’azione, scaricandosi anche loro
sulla prof. L’avrebbero macchiata in tanti, ne sono certo e l’avremmo lasciata
poi tornare a spiegare la lezione, con la sua gonna, calze e stivali,
completamente imbrattati di fresco sperma.
Ecco la prof in un’altra posa
con uno stivale sollevato ed appoggiato sulla soletta come per sgranchire la
caviglia. Anche qui un forte desiderio di afferrare lo stivale alla caviglia
della donna, per saggiarne la consistenza e sentire la pelle scamosciata sulle
dita.
Anche
gli stivali si sarebbero meritati una bella schizzata al loro interno non
credete? Comunque fu una lezione davvero piacevole, di cui della materia non
ricordo alcunché mentre dell’insegnante decisamente molto di più. Facendo di
nuovo un ricorso ai ricordi, alle scuole medie non ebbi la fortuna di trovare
alcuna insegnante degna di nota che indossasse stivali mentre al liceo ebbi la
fortuna di trovarne un’altra. Il suo nome era Mariella, una donna avvenente,
molto alta e con un gran fisico, dei lunghi capelli ricci neri. Amava vestire
in modo accattivante e stravagante e mi lasciò scioccato quando si presentò un
giorno con degli stivaloni bianchi alti sopra il ginocchio. Rammento quel
giorno come se fosse ieri. Io e i miei compagni eravamo nei corridoi della
scuola quando udimmo un forte tacchettio provenire dalle nostre spalle. Una
volta voltatici rimanemmo a bocca aperta nel vedere la prof Mariella venire
verso di noi con gli stivali che vi ho appena descritto. Era una scena
incredibile. Non c’era studente che non abbassasse lo sguardo indirizzandolo
agli stivali della prof. Quindi sollevando le teste ci si guardava come per
chiedersi se fosse tutto vero. La reazione era naturale perché non si
trattavano di stivali normali e tantomeno adatti ad un luogo d’istruzione.
Lungo il suo tragitto per arrivare all’aula lei sembrava fiera di se, con un
sorrisone come se sapesse di suscitare tutte quelle attenzioni. Credo proprio
lo facesse apposta. Da quel giorno, ogni volta che c’era la lezione di
filosofia speravo Mariella indossasse i suoi stivaloni bianchi, ormai
ribattezzati da tutti da “battona”. I commenti su di lei si sprecarono, dai
classici insulti quali: puttana, zoccola, troia ecc…. Ricordo ancora come
qualche anno dopo, ad un raduno di classe, non solo io ma molti altri, sia
maschi che femmine, avevamo ancora in mente Mariella e i suoi stivaloni
bianchi, scherniti e derisi dalle ragazze che li ritenevano volgari e fuori
luogo. In me lasciò un gran bel ricordo e un gran rammarico, quello di non
averci mai potuto far niente.
Vi lascio con queste due
ultime immagini della prof, immortalata l’unica altra volta in cui ebbi modo di
rivederla con gli stivali scamosciati marroni, tanto da suscitare arrapamento
in me. Devo dire come anche in grigio stesse bene, qua intenta a messaggiare
con qualcuno. Forse stava scrivendo al fidanzato, forse ad un amante o forse a
un compagno occasionale, chi lo sa, spero almeno per lui che gli stesse dicendo
come non vedesse l’ora di terminare la lezione e tornare da lui per
inginocchiarsi ai suoi piedi e prendergli il cazzo in bocca.
Fine.