Dovevo andare a lezione di inglese ma prima di farlo avevo qualche commissione da fare. Avendo con me la fotocamera ecco che ripresi una donna in stivali che incontrai per strada.
Cercai subito di avvicinarmi a lei dopo averla notata.
Gli stivali che calzava erano
neri e in pelle, senza tacco.
Sembravano bombati, belli
grossi e non solo per il fatto di avere i pantaloni infilati dentro.
Erano così interessanti che
cercai di farmi più sotto per riprenderli meglio.
Come avrei voluto metterci le mani sopra, anche solo per sfilarglieli e saggiarne la consistenza del pellame.
Quando ormai ero vicinissimo
ecco che dovetti rassegnarmi a perdere quelle calzature.
Infatti la donna e il suo accompagnatore
poco dopo entrarono all’interno di un bar mentre io dovetti continuare per la
mia strada.
Ma fui lo stesso fortunato
perché presso un ufficio postale, raggiuntolo nei minuti seguenti, ove dove
spedire un pacchetto, ebbi modo di incontrare altre due donne in stivali. La
prima, di una certa età, ne calzava un paio di colore grigio, scamosciati e
senza tacco.
La seconda invece era seduta su
una delle sedie a disposizione dei cittadini in attesa. In questo caso ne
portava un paio neri, in pelle e sopra il ginocchio.
Alzando l’obiettivo della fotocamera cercai anche di riprenderla in volto. Era decisamente più giovane dell’altra.
Ma ora lasciate che vi parli
dei protagonisti di questo racconto. Ecco gli stivali di Mallory, la mia
insegnante privata di inglese. Si trattavano di stivaloni sopra al ginocchio in
pelle marrone e con un piccolo tacchetto.
Qui lo potete vedere meglio.
Ero abbastanza eccitato quel giorno da commettere un azzardo una volta a casa di Mal. Già, è così che si faceva chiamare quell’insegnante madrelingua dai suoi studenti. Si trattava di una donna di mezza età, dai capelli rossi e le lentiggini sul viso. Ricordava un po' pippicalzelunghe ma più porca. Una pippicalzenlunghe irlandese potrei dire.
Siccome ogni sua lezione non finiva mai in orario e lo studente in attesa rimaneva fuori dalla stanza usata per la lezione, ecco che ne approfittai per dare un’occhiata ad una scarpiera presente nel corridoio. Prima di quel giorno non ebbi mai il coraggio di farlo ma aver visto quelle donne stivalate prima di venire a lezione mi aveva lasciato addosso un forte stato di eccitazione. Quando poi trovai questi stivali non potei fare a meno di divertirmi con loro.
Portatili in bagno mi misi per prima cosa a fotografarli e quindi, dopo aver annusato il forte odore di pellame che emanavano a masturbarmici.
Fu una sveltina ma ne è valsa la pena.
Immaginando Mal succhiarmi il
cazzo durante la lezione che da li a breve avrebbe avuto inizio, riversai tutto
il mio piacere in uno dei suoi stivali. Quindi, prima di riporre gli stivali
nella scarpiera immortalai i grumi della mia sborra colare lentamente lungo la
fodera interna della calzatura. Fu eccitante fare lezione poco dopo sapendo
quello che avevo fatto. Guardare Mal fingendo interesse nell’inglese e pensare
invece ai suoi stivali sborrati. Passai l’intera lezione a sperare di ritrovare
le sue calzature anche la volta successiva.
Ed ecco qua la seconda volta
con gli stivali di Mallory. Per mia sfortuna non fu ne la seconda ne la terza
volta successiva all’episodio precedente. Questo perché non ci furono ritardi
nell’avvicendamento tra noi studenti. Così alla quarta volta, quando ormai ero
sconfortato, si è palesata una nuova occasione. Non ci pensai due volte appena
rimasto solo a prendere gli stivali dalla scarpiera e portarli in bagno.
Avevo il cuore che mi batteva
forte ma non volevo perdere quella occasione. Ovviamente mi misi a fotografarli
ma così facendo persi tempo. Temendo di non riuscire a godermi gli stivali e
rimetterli a posto, optai per qualcosa di più veloce ossia una bella pisciata
calda.
In un momento cominciai a
liberare la mia vescica.
Non interruppi di filmare. Con
una mano reggevo lo stivale mentre con l’altra la fotocamera.
Il mio pene intanto faceva il
resto.
Interruppi poi per un attimo il getto. Volli roteare un po' lo stivale per muovere il liquido depositatosi all’interno. Quindi ripresi con le ultime gocce di urina che avevo in corpo.
Depositai all’interno dello
stivale un bel quantitativo di pipì. Non avevo la certezza di rimettere le mani
su quegli stivali visti gli eventi a vuoto precedenti. Per tale motivo decisi
di rovinare quegli stivali insozzandoli di tutta l’urina che potevo fare in
quel momento. Almeno se non avessi più potuto mettere le mani su quelle
calzature potevo sentirmi soddisfatto di averli macchiati irrimediabilmente.
Con questo ultimo strascico di
pipì termina il racconto degli stivali di Mal. Le lezioni proseguirono senza
che lei facesse mai menzione degli stivali o mi chiedesse alcunché.
Sfortunatamente non glieli vidi mai indosso quindi potrebbe anche essere che finirono
nella spazzatura senza mai essere più calzati da lei. La cosa importante
l’avevo comunque fatta e visto che non riuscii più a prenderle gli stivali
dalla scarpiera, potei essere soddisfatto di ciò che avevo fatto.
Fine.