Purtroppo non ci furono gli
sviluppi che speravo con Giulia ma almeno potei rifarmi sempre coi suoi fottuti
stivali bianchi. Di seguito vi racconterò un crescendo di eventi degradanti a cui
sottoposi le sue calzature in svariati incontri.
In questa prima occasione
trovai gli stivali di Giulia sul tappetino del bagno dopo che la ragazza li
aveva usati poco meno di un’oretta prima. Per prima cosa mi misi a scrutarne
l’interno allo scopo di beneficiare dell’odore che emanavano.
Dopodiché, dandone una
ulteriore sbirciata e non potendo permettermi di masturbarmi, decisi di aprirne
l’imboccatura per prepararmi a farci cadere dentro della saliva.
Lasciai così cadere nello stivale dei grumi ravvicinati di saliva.
Quindi afferrai subito dopo
l’altro stivale, quello sinistro.
A quel punto sputai un po’ di
saliva anche in quella calzatura.
Volli infine immortalare il
risultato con la mia macchinetta fotografica.
In questo secondo caso invece,
una volta entrato in possesso degli stivali della ragazza, senza che questa se
ne accorgesse, prendendoli dalla scarpiera, mi misi a masturbarmi furentemente
con loro. Ricordo in questo caso come si trattasse di un lunedì pomeriggio. Ero
molto eccitato e bramoso di maltrattarle gli stivali visto che l’aveva vista
nel sabato sera trascorso, indossarli in una discoteca.
Carico come una bestia volevo
impregnare quelle calzature dell’odore del mio cazzo così ce lo passavo sia
sopra che dentro.
Per permettere al mio uccello
di meglio scivolare sulla pelle degli stivali decisi di lasciarci cadere sopra
della saliva.
Questa ben presto cominciò a
scivolare sino a raggiungere prima il tallone e poi il tacchetto dello stivale.
Quindi ripresi a segarmi con
lo stivale con minore attrito.
Avendo voglia di venire
posizionai gli stivali sul water. Poi, prima di riprendere la sega interrotta
volli scattare una fotografia all’interno dello stivale di sinistra perché ben
presto l’avrei riempito di sperma.
Talmente ero eccitato mi ci
vollero solo pochi istanti dopo aver ripreso a segarmi per venire nello stivale
di Giulia.
Dopo le prime gocce
depositatesi lentamente nella pelle interna ecco arrivare un potente schizzo.
Godetti davvero tanto nello
sborrarle brutalmente l’interno dello stivale. Ero davvero felice di
approfittarmi ogni volta che potevo degli stivali di Giulia. Più passava il
tempo e più in me cresceva il desiderio di sporcarglieli, anche perché lei, nel
frattempo, non smetteva di indossarli, a scuola e al di fuori, sempre in bella
mostra con i suoi stivali bianchi da troietta.
Questa volta, a differenza
dell’episodio degli sputi, dopo aver scattato qualche fotografia decisi di
ripulire parzialmente quanto fatto, temendo che la ragazza, rimettendo a breve
le sue calzature sborrate avrebbe potuto accorgersi di quanto fatto.
Quando tempo dopo l’ultima
sborrata di cui sopra, probabilmente trascorso un mesetto, Giulia decise di
festeggiare il suo compleanno con una serata presso la sua abitazione, portai i
suoi stivali al degrado finale. Credo che vederne le macchie di sperma seccate
sulla pelle interna dello stivale contribuì molto a portarmi a fare quello che
sto per raccontarvi.
Ricordo come la ragazza per la
serata indossasse delle scarpette gialle col tacco, molto invitanti e da troia
ma questa è un’altra storia. Ciò, tuttavia contribuì a permettermi di avere
mano libera sui suoi stivali. Non aspettai come al mio solito quando la festa
era ormai terminata e tutti erano stravolti per fiondarmi sulle calzature che
bramavo ancora di marchiare. Così, mentre la cena era in fase di preparazione,
i ragazzi giocavano alla play o si preparavano le canzoni per la serata, io mi
defilai e presi gli stivali dalla scarpiera li portai al bagno. Non potevo
segarmi e con la saliva avevo già dato. Tuttavia mi scappava da pisciare e
quindi, perché sprecare la mia orina per la tazza quando l’avrei potuta fare
negli stivali della mia amica.
Mi avvicinai così agli stivali
che avevo posizionato nella tazza e poco dopo, rilassandomi, iniziai a
pisciare.
Passai dallo stivale di destra
a quello di sinistra e viceversa per diverse volte, cercando di distribuire in egual
misura la piscia.
Ne scaricai davvero parecchia
e non mi volevo fermare. Continuavo a pensare alla innocente ragazza che non
poteva immaginare cosa stessi facendo.
Quando ad un tratto gli
stivali, probabilmente appesantiti dall’orina si afflosciarono su un lato non
volli comunque interrompere la pisciata ma continuai portandola a termine sulla
pelle esterna dello stivale, sia con getti diretti che con una sorta di
pioggia.
Scattai allora delle
fotografie.
Dopo quelle esterne ecco
quelle interne. Gli stivali erano impregnati della mia orina. Sia dentro che
fuori. A quel punto non mi rimase che svuotarli nel water e poi rimetterli
nella scarpiera dove li avevo trovati. Così feci perché al momento di uscire
non incontrai nessuno per fortuna. Mi godetti la serata bevendo e festeggiando
con Giulia e gli amici felice di quanto fatto alle calzature della ragazza. Fu
l’ultima volta che le vidi, evidentemente la ragazza trovò gli stivali malconci
tempo più tardi. Magari li trovò freschi di piscio o magari con il liquido
asciutto ma troppo impestati di cattivo odore. Comunque sia, i suoi stivali
bianchi avevano ricevuto il giusto trattamento. La mia frequentazione con
Giulia non scemò affatto ma preferii non entrare nell’argomento stivali bianchi,
evitandole di chiederle come mai non li mettesse più, per paura di poter essere
associato a quanto fatto loro, dato che il colpevole per lei rimaneva ignoto.
Fine.