venerdì 9 dicembre 2022

CLARA. 02 - A letto assieme

Mi aspettavo che Clara mi proponesse di uscire la sera, ma invece mi invitò a casa sua nel primo pomeriggio. Pensavo altresì come saremmo usciti ma invece appena varcata la porta la giovane mi disse che aveva casa libera. Capii allora come la mia ex compagna del liceo volesse cazzo. Al mio sorriso rispose con uno altrettanto smagliante. Non appena chiusi la porta alle mie spalle mi mise le braccia al collo e avvicinandosi al mio viso mi diede un bacio stampo. Quindi si staccò penso in attesa della mia reazione. La fissai per qualche istante e poi fui io ad avvicinarmi al suo faccino per ficcarle la lingua in bocca. Cominciammo così a limonare mentre le mani scorrevano sui rispettivi corpi. Sentii le sue dita scorrermi lungo la schiena e il petto mentre io invece allungai le mie mani sul suo fondoschiena per stringerglielo subito. Il fatto che indossasse jeans e gli stivali della scorsa volta in treno mi fecero montare subito l’erezione che volli fargliela sentire dopo averla stretta a me. I baci si susseguivano mentre cominciavamo a spogliarci a vicenda. Le tolsi il dolce vita che indossava, così da poter vedere come sotto indossasse solamente un reggiseno. Presi a palparle le tette mentre lei mi levava la felpa. Calpestammo così gli indumenti predetti mentre senza staccarci e interrompere il bacio appassionato lei mi trascinò nella camera da letto dei suoi genitori. Toltole il reggiseno presi a baciarle il seno e mordicchiarle i capezzolini già turgidi. Emise alcuni mugolii di godimento che contribuirono a rendermi ancora più virile. La spinsi così sul letto rimanendo in piedi dinnanzi a lei. Mentre mi guardava vogliosa le afferrai una gamba. La presi per lo stivale. Finalmente avevo modo di sentire la pelle di quella calzatura tra le dita. D’istinto me lo portai all’inguine, facendo in modo che il collo della sua caviglia fasciata dallo stivale andasse a contatto con il mio membro. Iniziai a sfregarmelo dicendole: “Senti com’è duro?”. La ragazza si morse le labbra prima di rispondermi positivamente. Ripetei quel movimento per alcuni secondi perché non vi nascondo che era un desiderio a cui avevo pensato spesso a casa prima di quell’incontro e dopo aver fatto il viaggio in treno con lei e averla vista sfregare lo stivale contro il sedile. Le chiesi allora se volesse il mio cazzo duro e Clara non si fece attendere nel rispondermi. Le tolsi allora lo stivale lanciandolo sul pavimento. Poi feci lo stesso con l’altro così che ora nulla mi impediva più di levarle i jeans e il perizoma che vidi sotto di essi. Una volta rimasta nuda la giovane si alzò e posizionatasi tra le mie gambe mi slacciò i pantaloni e me li abbassò insieme alle mutande. Davanti al mio cazzone duro, senza preamboli se lo portò in bocca cominciando a succhiarmelo. “Cazzo sii, così, succhiamelo!” le dissi incitandola. La bocca di Clara sembrava famelica, mi succhiava con passione il cazzo durissimo. Portai le mani dopo un po' sulla sua nuca, per spingerla a fondo contro il mio inguine. Presi a dare forti colpi col bacino così da scoparle la bocca. Le avrei voluto dare della troia ma mi trattenni e così mi limitai a: “Succhia, succhia cazzo, prendilo in bocca…”. Quando poco dopo cominciò a tossire lasciai la presa così da permetterle di riprendere fiato. La spinsi nuovamente sul letto prima di inginocchiarmi e trovarmi dinnanzi alla sua figa. Le aprii le cosce e mi fiondai immediatamente sul suo sesso per leccarla con avidità. Era profumata, sicuramente si era lavata per prepararsi all’incontro. Leccavo con foga le sue grandi labbra mentre con le dita le stimolavo il clitoride. I gemiti di piacere che la mia amica emetteva mi stimolarono a leccare con maggior impegno. Volevo farla impazzire. Volevo che mi pregasse di scoparla. E infatti, dopo alcuni minuti, Clara fu prima scossa da un orgasmo e quindi mi disse: “Mettimelo dentro, lo voglio dentro.”. Sollevatomi, con lo sguardo da vero maiale, presi così il preservativo che mi ero portato. Ne strappai la confezione mentre osservavo la mia amica toccarsi la fica con le mani dopo averle leccate. Messo il goldone mi abbassai prendendo in mano il cazzo. Lo sfregai per un paio di volte sulle sue grandi labbra per poi infilarglielo dentro. Feci piano perché la sentii gemere. In un attimo le fui dentro completamente. Clara aveva la figa calda e bisognosa di cazzo. Mi misi pertanto a spingere. Avanti e indietro la stavo finalmente scopando. La giovane alzò le gambe verso l’alto mentre io affondavo il mio membro in lei. La scopai così per un po' fino a quando lei stessa mi chiese di metterglielo nel culo. A quella richiesta che non mi aspettavo mi venne normale darle della troia. Clara però non si offese. Mentre glielo tolsi dalla figa, tutta contenta, la ragazza si voltò mettendosi alla pecorina. La tirai così verso di me dopo essere sceso dal letto. “Sputaci sopra…” mi disse. Rimasi per un attimo interdetto a quelle parole. Così mi venne spontanea una domanda: “L’hai già preso dietro?”. Voltando la testa per guardami, la ragazza, con estrema naturalezza mi rispose di si. Allora tutto eccitato mi abbassai sul suo fondoschiena. Glielo accarezzai per un attimo mentre col volto mi affacciavo all’orifizio. Rimasi imbambolato per un attimo finché poi con coraggio presi a sputarle sul buco. Lo feci per due o tre volte perché ci presi gusto. Mentre notavo la mia saliva intorno al suo ano, colarle un po' dentro e un po' fuori, Clara mi sorprese per la terza volta in quel pomeriggio dicendomi come se avessi voluto avrei potuto penetrarla senza preservativo. Le chiesi se le piacesse di più e lei fece si con il capo. Tolto il preservativo e lasciato cadere sul pavimento, puntai il cazzo marmoreo al suo buco del culo. Raccolsi della saliva che colava sulla cappella e quindi iniziai a spingere. Con più facilità di quanto mi aspettassi, il cazzo le entrò nell’ano. Gemette Clara, incitandomi a scoparla. Non me lo feci ripetere. Presi a spingere con foga. Eravamo entrambi arrapati che cominciammo a fare versi di godimento. Le stringevo il sedere con le mani, le davo pacche sul culo mentre la vedevo dimenarsi dal piacere. Portai poi le mani ai suoi fianchi e una volta tenuta saldamente, le mie spinte aumentarono considerevolmente. Andai avanti ancora per un paio di minuti finché non resistetti più. Le urlai di piacere che stavo per venire e anche lei fece altrettanto. Mi scaricai nel suo culo senza smettere di tenerla. Tremavo mentre sentivo i fiotti riempirle l’ano. Quindi lo tolsi dal suo culo e mi andai a coricare a fianco a lei sul letto. Clara si voltò e i nostri occhi si incrociarono. Quindi ci baciammo, a stampo e poi con la lingua. “Che scopata!” le dissi e lei ammiccando mi disse: “Ci voleva…”. Allora continuai: “Te lo dovevo, sono stato uno stronzo come gli altri al liceo, non ti meritavi…” quando venni interrotto da lei: “Non è vero, tu non mi hai trattata male…se no non mi sarei fatta scopare.” e si mise a ridere. Io feci altrettanto quando lei continuò: “Mi sei sempre piaciuto a scuola ma non ci hai mai provato. Evidentemente non era destino.”. Le sorrisi prima di alzarmi dal letto. Mentre lei si copriva il corpo nudo con le lenzuola e le coperte facendomi intendere come non si volesse alzare ma riposare dopo la piacevole scopata, notai sul pavimento i suoi stivali. Le chiesi se potessi usare il bagno e lei senza nemmeno sollevarsi, ma solamente a parole mi rispose: “Ovviamente, è infondo al corridoio. A quel punto, visto che mi dava le spalle, raccolsi da terra oltre ai miei indumenti una delle sue calzature e quindi mi diressi alla toilette. 




Mi misi a scattare queste fotografie allo stivale di Clara. Prima esternamente e poi internamente.


Purtroppo non puzzavano come speravo.



La suola appariva discretamente usurata.




Maneggiare quegli stivali risvegliò il mio amico tra le gambe.



Presi così a masturbarmi nel bagno, mentre annusavo e stringevo con l’altra mano la calzatura della mia amica. Nel frattempo pensavo a lei, ignara di tutto a godersi un meritato riposo dopo il rapporto sessuale di prima. Avevo assaggiato la sua bocca, la sua figa e persino il suo culo. Ora non restava altro che il suo stivale.  




Infilai il cazzo nello stivale, mi ci segai dentro e poi fuori strusciandolo lungo la pelle della calzatura. La mia masturbazione durò alcuni minuti finché non riversai il mio seme denso, bianco e caldo dentro lo stivale della mia amica. Essendo già venuto prima, la mia fu una sborrata modesta, lo riconosco, ma quei 9/10 grumi immortalati qua sopra marchiarono a dovere la calzatura di Clara. Era dal viaggio fatto assieme in treno che ci pensavo e ora ero riuscito a portare a termine il mio desiderio. Non solo mi ero fatto la mia ex compagna di liceo ma anche il suo stivale.

 

 

Fine.

CLARA. 01 - Incontro inaspettato

Mi trovavo all’interno del bar di una stazione ferroviaria. Il treno che mi avrebbe dovuto riportare a casa sarebbe partito tra una quarantina di minuti e così decisi di mangiare qualcosa. Mentre stavo addentando un toast ecco che dalla porta d’ingresso del locale fece il suo ingresso una giovane ragazza stivalata. Appena le vidi i jeans infilati negli stivali mi concentrai a guardarle le calzature e le gambe. Pertanto non ebbi subito modo di accorgermi come quella giovane la conoscessi. Fu, infatti, solo poco dopo che, alzando lo sguardo incrociai i suoi occhi. Mi venne spontaneo pronunciare il suo nome: “Clara”. A quella esclamazione la ragazza mi sorrise avvicinandosi al mio tavolino.




Non voglio annoiarvi con i reciproci saluti e le domande e risposte su cosa ci facessimo li ecc…ecc…. Quello che vale la pena raccontarvi e mostrarvi sono i suoi stivali, neri in pelle con tacco basso. Mentre infatti parlavamo tra di noi del più e del meno, io estrassi dalla tasca dei miei pantaloni la fotocamera con cui mi misi a riprenderla.



Per tutto il tempo della nostra breve chiacchierata, una ventina di minuti circa, Clara rimase in piedi, sgranchiendo di tanto in tanto piedi e caviglie come in questa occasione. Poi ce ne dovemmo andare, ma la cosa buona è che lo facemmo insieme visto che avevamo in comune lo stesso treno da prendere.




Salimmo quindi a bordo del convoglio e ci sedemmo uno di fianco all’altro. Non appena il treno si mise in marcia io ripresi la fotocamera per mettermi ad immortalare nuovamente gli stivali della mia amica.




La ragazza aveva sensualmente accavallato le gambe e oltre a ciò spesso puntava le dita del piede che rimaneva appoggiato al pavimento, torcendo la caviglia in un movimento decisamente erotico.




Mi accorsi altresì come con l’altra gamba, quella sollevata da terra, Clara andasse a sfregare il collo dello stivale contro il sedile che le stava difronte. Era un movimento che ripeteva costantemente e che mi provocava un discreto eccitamento. Mi chiedevo infatti se non lo stesse facendo apposta e come sarebbe stato bello ricevere quel trattamento sul mio interno coscia.



Poco dopo ci fu uno scavallamento come potete notare. Ma non disperate, perché la giovane tornò presto ad incrociare le sue cosce.




Questa volta, invertendo le gambe accavallate, lo stivale era molto più vicino e quindi visibile in dettaglio dalla fotocamera.




Gli stivali di Clara erano un classico modello alla “peter pan” che in quel periodo era molto in voga tra le giovani.




Continuavo a riprendere quelle calzature dando poco conto ai discorsi che la ragazza mi faceva. Cercavo di farmi vedere interessato, le davo corda ma non nascondo come pensassi solo ai suoi stivali.




Clara parlava e parlava, mi raccontava della sua vita universitaria, delle sue scelte e delle sue aspirazioni ma io mentre facevo si con il capo le fissavo insistentemente gli stivali e più lei giocava a sgranchirsi le caviglie, a flettere e piegare lo stivale che avevo a pochi centimetri e più io sognavo di afferrarle la caviglia, stringerla per sentire la pelle della calzatura e infine sfilarle quello stivale allo scopo di annusarglielo e vederle il piede.




Quando pensavo di aver visto tutto, ecco che la mia amica mi sorprese con un gesto inaspettato. Spinse infatti, come potete vedere dalla fotografia qui sopra, la punta della calzatura nella fessura tra i due sedili. Fu un comportamento che trovai profondamente erotico.




Facevo ormai fatica a contenere l’erezione nei pantaloni.




Alternavo lo sguardo dal volto di Clara alle sue gambe. Come le guardavo la bocca immaginavo di zittirla nei suoi discorsi con il mio membro. Ero duro, voglioso e quindi decisi di osare e provarci con lei.




Iniziai perciò a farle domandi personali, ad interessarmi della sua vita privata. Le chiesi se si stesse frequentando con qualcuno e le spiegai come anche io fossi solo. Inoltre tornai con la memoria a ricordare episodi occorsi al liceo, quando, come compagna di classe non riceveva di certo affetto dal resto della classe. Mi scusai per quanto fattole a nome anche degli altri e fu allora che notai un suo avvicinamento visto che mi accarezzò la mano. Fu a quel punto che capii come non dovevo sprecare quell’occasione. Gliela strinsi e le dissi altre frasi per corteggiarla. Mi accorsi come diventò rossa, quasi accaldata. Iniziò ad accarezzarsi i capelli e quindi ritenni fosse venuto il momento di proporle un appuntamento.



Giunti alla stazione ci dovemmo alzare per prepararci a scendere. La ripresi per l’ultima volta, catturando questa immagine. Si vede parzialmente il suo fondoschiena che ammiravo fiducioso di poterlo presto palpare visto che Clara aveva acconsentito a vederci in un prossimo appuntamento.

 

 

continua…

lunedì 7 novembre 2022

MARRONI, BIANCHI E NERI

Una storia semplice, costituita da tre tipi diversi di stivali, reperiti durante tre differenti spese al supermercato.




I primi come potete vedere sono in pelle, di colore marrone e con un tacco squadrato ma non troppo largo.




Appartenevano ad una donna sulla quarantina di cui vi risparmio il viso perché proprio non era un granché.




Ecco il secondo paio di stivali, appartenuti ad una madre.




Sempre in pelle ma questa volta di colore bianco e con un tacco squadrato e più largo del precedente, quello usato abitualmente per i camperos.




Non volevo perdermeli così mi misi alle sue spalle pure nella zona delle casse. E a proposito di casse, notai come ai suoi piedi ve ne fosse una d’acqua che la bella stivalata spingeva pian piano coi suoi stivali.  




Voltatasi per un attimo mentre la stavo riprendendo, me ne infischiai di poter essere scoperto. Quindi decisi di non interrompere quanto stessi facendo così da immortalare gli stivali anche dal davanti.




Poco dopo la donna si allontanò da me per un istante, per andare a prendere qualcosa che francamente non ricordo ma per mia fortuna ritornò subito in posizione.




Ecco qui anche il suo fantastico sedere. Niente male, non è vero? Che voglia mi fa ancora venire guardandomelo. Sembra ti stia pregando di palparlo. E poi l’immagine dello stivale sinistro a contatto con la cassa d’acqua. Se solo ci fosse stato un bel cazzo appoggiato a quella calzatura. Magari il mio.




Mentre continuavo a fissarle il culo, le gambe e quegli stivali, vedendola ad un tratto parlare col figlio, mi chiesi se quest’ultimo fosse a conoscenza del potere che quelle calzature erano in grado di esercitare e se magari tra qualche anno sempre quelle o altre che sono sicuro la madre avrebbe indossato, anche a lui, cresciuto, avrebbero fatto provare quella particolare sensazione di eccitamento che stavo vivendo io in quel frangente.




Fu inaspettato vedere come pochi istanti dopo quel mio pensiero il figlio della donna le calpestò la punta dello stivale destro e questa fece in modo di ritrarsi celermente da ciò. Mi sarei voluto unire pure io a calpestarlo, magari sul retro, ad altezza del tallone, per favorirne lo sfilamento.



Ecco l’ultima fotografia degli stivali bianchi che riuscii ad immortalare.




L’ultimo paio di stivali invece era di colore nero, scamosciato e con un tacco più fine rispetto ai precedenti.




Li reperii direttamente alle casse mentre la proprietaria attendeva il suo turno per pagare.




Le gambe di questa donna non erano magrissime così gli stivali sembravano discretamente tesi. Come i precedenti, credo proprio che anche questi avrebbero meritato una bella sborrata su di loro.




Conclusi con un paio di immagini leggermente laterali per confermare il mio desiderio. Come ci sarebbe stata bene sopra qualche goccia bianca.  

 

 

Fine.