Passò un bel po’ di tempo da
quando insalivai gli stivali di Zaira. Avevo paura a riaffacciarmi al
palazzetto dello sport e specialmente allo spogliatoio ove si cambiavano le
ragazze. Aver visto la sorella di Cris arrabbiata per aver trovato gli stivali bagnati
mi aveva eccitato ma allo stesso modo messo in allarme. Pensai infatti come da
quel momento avrebbe sicuramente posto maggiore attenzione ai suoi stivali o
alle scarpe, sempre se ancora le lasciava nello spogliatoio. Inoltre c’era il
rischio che avesse informato di ciò le compagne o magari anche l’allenatore.
Insomma, era troppo rischioso ritornare là così me ne rimasi tranquillo per un
po’ fino a quando non mi si presentò una nuova occasione a cui non seppi dire
di no.
Io e Cris continuavamo a frequentarci
e un giorno mentre eravamo in giro insieme, il ragazzo ricevette un messaggio
da parte di un amico che gli chiedeva di partecipare ad una partita di
calcetto. Accompagnai così Cris, che aveva accettato, a casa sua, ove avrebbe
preparato una sacca da portarsi alla partita. Una volta nella sua abitazione fu
per me facile rivedere gli stivali della sorella che se ne stavano sul
pavimento vicino ad un sottoscala. Purtroppo non ebbi la lucidità di
immortalarli perché volevo di più. Il mio amico mi rese noto come i suoi
genitori e la sorella non fossero in casa e sarebbero ritornati dopo un paio di
giorni poiché avevano accompagnato proprio la ragazza ad un provino con una
squadra professionista. Quella notizia mi caricò ancora di più, dovevo
assolutamente approfittare della situazione. Così, mentre il mio amico
preparava la sua borsa, io mi misi a guardare in giro finché non trovai un
mazzo di chiavi su di un mobiletto. Pensando come potesse servirmi più tardi,
senza pensarci due volte lo presi e lo infilai nella mia tasca della giacca.
Quindi ritornai da Cris che ormai aveva finito di prepararsi. Una volta usciti
accompagnai il mio amico al campetto e mi accordai con lui nel passarlo a
riprendere dopo un paio d’ore. Salutatolo feci ritorno a casa sua sperando che
le chiavi che avevo preso fossero proprio dell’appartamento. Al momento di
aprire il portone di casa, dopo aver cincischiato con tutte le chiavi, riuscii
finalmente a trovare quella giusta e a varcare quella soglia. Lo stesso si
replicò poco dopo quando, al termine di alcuni tentativi, riuscii ad azzeccare
la chiave e ad entrare in casa. Ero solo in quell’appartamento e finalmente di
nuovo faccia a faccia con gli stivali di Zaira.
Tuttavia, non appena li presi in mano, pensai come non
mi sarebbe bastato usarli per sborrarci sopra, così mi venne in mente un piano
perverso. Mi addentrai nell’appartamento fino a raggiungere il bagno. Qui
posizionai gli stivali a terra proprio come nella foto che segue.
Era da almeno un’ora che
dovevo orinare e pertanto decisi come l’avrei fatto negli stivali che avevo
proprio dinnanzi a me. Dopo aver preso in mano la mia macchinetta fotografica
mi calai i pantaloni e con quella che avevo libera presi in mano qualcosa
d’altro.
Nel giro di pochi secondi un primo
schizzo di orina si liberò dalla mia cappella.
Il flusso inizialmente spaiato,
ben presto divenne più concentrato.
Dallo stivale di sinistra
passai a pisciare in quello di destra.
Poi ripassai a quello di
sinistra non interrompendo il flusso di orina che producevo.
Non pago, dopo diversi secondi
di liquido rilasciato dentro le calzature, pensai bene di colpirne anche la
parte esterna.
Mi sentivo pervaso da un senso
di rabbia che mi portava a voler macchiare irrimediabilmente quegli stivali.
Pertanto, gli ultimi schizzi
cercai di riversarli su entrambe le calzature, facendo non più attenzione che
la pisci finisse dentro gli stivali, bensì che andasse ovunque su di loro.
Terminata la pisciata volli
scattare qualche immagine tale da raffigurare quanto appena fatto.
Le tracce di bagnato erano
evidentissime sulla pelle scamosciata degli stivali.
Continuai ad immortalare gli
stivali.
Ero estremamente soddisfatto
di come li avevo conciati.
Sebbene non sembrassero così
impregnati come all’esterno, pure il gambale interno era bagnato fradicio.
Presi poi il primo stivale e
lo avvicinai al water. Erano troppo pieni di orina e non avrei potuto lasciarli
in quelle condizioni. Naturalmente non li avrei ripuliti ma così evidenti non
potevo rimetterli al loro posto.
Per
tale motivo cominciai a svuotare lo stivale.
Dopo aver osservato la
calzatura alleggerirsi dell’orina contenuta, lasciai cadere lo stivale sul
pavimento e mi apprestai ad eseguire la medesima operazione con l’altro
stivale.
Dopo averlo afferrato, e
averne constatato l’umidità, mi diressi al water con la calzatura in mano.
Qui, senza perdere tempo lo
capovolsi in modo che la piscia cominciasse a defluire.
Da queste immagini si può
chiaramente vedere come la suola fosse completamente intrisa di orina.
Quindi, dopo aver svuotato lo
stivale, lo lasciai cadere a fianco al suo compagno.
Divertito per quanto appena
fatto decisi di immortalare meglio quegli stivali prima di rimetterli al loro
posto.
Ecco infine gli stivali di
Zaira riposti ove li avevo trovati. Erano inzuppati del mio piscio e decisi di
lasciarli li senza pulirli in alcun modo. L’orina che gli avevo scaricato sopra
si sarebbe asciugata da sola andando ad impregnare totalmente la pelle
scamosciata. In questo modo, dalla prossima volta che la ragazza li avrebbe
riutilizzati, i suoi piedi avrebbe avuto un nuovo odore. Confidavo nel fatto
che al momento del suo ritorno, la ragazza non li avrebbe trovati così umidi,
mi chiesi solamente se suo fratello Cris avrebbe potuto farci caso al momento
di rincasare. Tuttavia me ne fregai altamente poiché non poteva ricondurmi a
quanto fatto. Il tempo che rimasi in casa con lui nelle ore precedenti non mi
avrebbe dato modo di fare una cosa simile e non sapendo che gli avevo preso le
chiavi potevo starmene al sicuro. Chiusi così la porta dopo aver lasciato il
mazzo di chiavi di cui mi ero appropriato al suo posto e feci ritorno dal mio
amico per prenderlo al termine della partita di calcetto. Quando lo incontrai
feci come se nulla fosse e lo riaccompagnai a casa. Non salii con lui ma me ne
tornai a casa mia e nel mentre ricevetti un suo messaggio sul telefono col
quale mi informava come avesse probabilmente scordato di chiudere la porta di
casa visto che l’aveva trovata aperta. Dopodiché si rassicurava come nessuno
fosse entrato e avesse asportato alcunché. Su questo pensai come avesse
parzialmente ragione, perché effettivamente nulla era stato asportato ma
qualcuno era entrato in casa, eccome se ci era entrato.
Fine.