E’ passato un bel po' di tempo, qualche anno se non mi sbaglio, da quando postai sul blog la storia in cui me la spassavo con gli stivali bianchi di una compagna del liceo, tale Giulia. Forse qualcuno l’ha scordata e magari questa sarà l’occasione per andare anche a rileggersela. In questa premessa voglio altresì scusarmi con un lettore che bramava da tempo di leggere quanto seguirà ma che per colpa mia che ne ritardavo la pubblicazione, forse si è sfiduciato. Nel quarto ed ultimo capitolo de “Il fascino degli stivali bianchi – Un crescendo di degradazione” quando partecipai ad una cena a casa della mia amica e urinai pesantemente nei suoi stivali, raccontai come Giulia quella sera indossasse delle scarpette gialle col tacco, di cui mi sarei occupato in un’altra occasione. Beh, finalmente è giunto il momento di narrarvi di quelle calzature. Arrivai a loro soprattutto perché i favolosi stivali bianchi purtroppo erano stati buttati e quindi, continuando a frequentare comunque la ragazza, dovevo spostare la mia attenzione su qualcosa d’altro.
Le scarpe si trovavano
all’interno della scarpiera in legno che era ubicata all’ingresso del bagno.
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