Dopo aver sborrato gli stivali
neri, la cui proprietaria scoprii come si chiamasse Antonella, non facevo che
sperare di incontrarla al lavoro perché desideravo ardentemente replicare
quanto fatto alle sue calzature. Un giorno mi trovai di turno insieme a lei ma
non ero sicuro fosse venuta al lavoro con i suoi stivali neri. Mentre
lavoravamo fianco a fianco immaginavo la ragazza aver maneggiato e poi
indossato gli stivali che avevo macchiato e questo potete ovviamente immaginare
quanto mi fece eccitare.
Per recarsi al bagno bisognava
informare il capo squadra perché lui teneva il conto di chi già vi fosse
eventualmente andato, visto che più di uno alla volta, indipendentemente
dall’essere maschio o femmina non vi si poteva andare. Così, quando non
resistetti più dall’andare a controllare l’armadietto di Antonella, dopo aver
ottenuto l’autorizzazione dal responsabile mi intrufolai nello spogliatoio
delle ragazze e li trovai non solo l’armadio ancora aperto ma al suo interno
anche gli stivali che mi interessavano.
Non persi tempo e mi misi
subito a scattare delle nuove fotografie alle calzature.
Venne poi il momento di dare
un’occhiata all’interno dello stivale con annessa sniffata.
Quindi una fotografia dello
stivale in posa, tutto per me, anzi per noi.
Presi a scattare moltissime
foto, rapito dai dettagli di usura presenti sulla tomaia.
Fu così che mi resi conto come
fosse ormai trascorso troppo tempo e non avevo quindi più quello per
masturbarmi.
A quel punto non mi rimase che
trovare una soluzione alternativa. Era una giornata serena e pisciare negli
stivali come avevo già fatto in altri casi era da escludersi.
Trovate quindi una coppia di
viti su una vecchia sedia in disuso decisi di lasciarle cadere all’interno di
uno stivale. Questa volta non avrei sporcato gli stivali di Antonella sebbene
mi promisi di farlo al più presto. Si trattava comunque di un fastidioso
scherzetto che mi intrigava poiché auspicavo che la giovane si sarebbe accorta
della scomoda presenza durante il tragitto verso casa. Ora non mi rimaneva che
attendere il fine turno e seguire Antonella e i suoi stivali.
E così, al termine di un turno
che non mi sembrava voler più finire aspettai all’uscita del ristorante
Antonella. Una volta che la ragazza fece per incamminarsi io mi accostai dietro
di lei, chiedendomi se si fosse già accorta o meno delle viti che le avevo
messo nello stivale o se invece mi sarei magari goduto la scena in cui se ne
accorgeva per strada.
Camminammo per un po’ quando
all’interno della stazione della metropolitana decisi di immortalare la
camminata con annessi stivali della mia collega, grazie alla maggiore
illuminazione ivi presente. Purtroppo poco dopo le nostre strade si dovettero
separare senza sapere se si fosse o meno accorta di quanto messole nella
calzatura. Guardandola tuttavia camminare negli stivali decisi come la prossima
volta avrei riservato a quelle calzature una bella sborrata al loro interno. Ero
convinto di come fosse quello di cui sia Antonella che i suoi stivali neri
avessero bisogno.
continua…
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