giovedì 13 febbraio 2020

SVAGO AL LAVORO. 02 - Un paio di viti per quegli stivali


Dopo aver sborrato gli stivali neri, la cui proprietaria scoprii come si chiamasse Antonella, non facevo che sperare di incontrarla al lavoro perché desideravo ardentemente replicare quanto fatto alle sue calzature. Un giorno mi trovai di turno insieme a lei ma non ero sicuro fosse venuta al lavoro con i suoi stivali neri. Mentre lavoravamo fianco a fianco immaginavo la ragazza aver maneggiato e poi indossato gli stivali che avevo macchiato e questo potete ovviamente immaginare quanto mi fece eccitare.




Per recarsi al bagno bisognava informare il capo squadra perché lui teneva il conto di chi già vi fosse eventualmente andato, visto che più di uno alla volta, indipendentemente dall’essere maschio o femmina non vi si poteva andare. Così, quando non resistetti più dall’andare a controllare l’armadietto di Antonella, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal responsabile mi intrufolai nello spogliatoio delle ragazze e li trovai non solo l’armadio ancora aperto ma al suo interno anche gli stivali che mi interessavano.





Non persi tempo e mi misi subito a scattare delle nuove fotografie alle calzature.




Venne poi il momento di dare un’occhiata all’interno dello stivale con annessa sniffata.




Quindi una fotografia dello stivale in posa, tutto per me, anzi per noi.




Presi a scattare moltissime foto, rapito dai dettagli di usura presenti sulla tomaia.




Fu così che mi resi conto come fosse ormai trascorso troppo tempo e non avevo quindi più quello per masturbarmi.




A quel punto non mi rimase che trovare una soluzione alternativa. Era una giornata serena e pisciare negli stivali come avevo già fatto in altri casi era da escludersi.




Trovate quindi una coppia di viti su una vecchia sedia in disuso decisi di lasciarle cadere all’interno di uno stivale. Questa volta non avrei sporcato gli stivali di Antonella sebbene mi promisi di farlo al più presto. Si trattava comunque di un fastidioso scherzetto che mi intrigava poiché auspicavo che la giovane si sarebbe accorta della scomoda presenza durante il tragitto verso casa. Ora non mi rimaneva che attendere il fine turno e seguire Antonella e i suoi stivali.





E così, al termine di un turno che non mi sembrava voler più finire aspettai all’uscita del ristorante Antonella. Una volta che la ragazza fece per incamminarsi io mi accostai dietro di lei, chiedendomi se si fosse già accorta o meno delle viti che le avevo messo nello stivale o se invece mi sarei magari goduto la scena in cui se ne accorgeva per strada.





Camminammo per un po’ quando all’interno della stazione della metropolitana decisi di immortalare la camminata con annessi stivali della mia collega, grazie alla maggiore illuminazione ivi presente. Purtroppo poco dopo le nostre strade si dovettero separare senza sapere se si fosse o meno accorta di quanto messole nella calzatura. Guardandola tuttavia camminare negli stivali decisi come la prossima volta avrei riservato a quelle calzature una bella sborrata al loro interno. Ero convinto di come fosse quello di cui sia Antonella che i suoi stivali neri avessero bisogno.


continua…

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