Passarono giorni,
settimane e persino qualche mese senza potermi avvicinare agli stivali bianchi
di Giulia. Più che altro per mia volontà, non nascondo infatti come temessi che
ritornare in palestra sarebbe potuto essere troppo rischioso sebbene nella
prima ed unica volta tutto era andato senza intoppi. Tuttavia il desiderio di
rimettere le mani su quelle calzature non mi lasciava, anzi, mi tormentava con
insistenza. Pertanto, un giorno decisi come avrei dovuto trovare il modo di
avvicinarmi alla ragazza e nuovamente ai suoi stivali. Non fu semplice, ci
volle un po’ di tempo, ma alla fine riuscii nel mio piano. Attraverso
conoscenze in comuni, vecchie e nuove, ore passate in biblioteca, dopo un po’
ebbi modo di stringere amicizia con la ragazza. Strinsi sempre più il contatto
finché un giorno, guadagnatomi la sua fiducia, Giulia mi invitò a casa sua a
studiare. Con noi vi erano un altro ragazzo e una sua amica. La presenza di
altre persone capii sin da quel momento come sarebbe potuta essere molto
favorevole. Infatti, nel momento di assentarmi dal gruppo studio, per recarmi a
ricercare gli stivali, la presenza di qualcun altro oltre alla padrona di casa
mi garantiva maggiore sicurezza e faceva meno pensare loro circa la mia
temporanea assenza. Così, una volta raggiunto il bagno mi accorsi subito come
in esso non insisteva alcuna scarpiera. Nel corridoio che portava al gabinetto
tuttavia vi era un mobile in legno antico. Incrociai le dita e aprii il primo
cassettone cercando di fare il minor rumore possibile. Niente purtroppo, come
al secondo e al terzo, finché all’ultimo, quello più vicino al pavimento
scoprii come contenesse quello che cercavo.
Riposti a fianco di un paio di scarpe d’adulto, ecco gli
stivali bianchi di Giulia. Non perdendo tempo estrassi la mia fotocamera con
cui scattai immediatamente alcune fotografie.
Avendoli tra le mani mi
sentivo di nuovo felice e carico. L’ispezione di quelle calzature ebbe inizio
con la pelle esterna la quale in un punto sembrava distaccarsi. Evidentemente
la qualità di quegli stivali non era eccelsa e il loro uso doveva essere stato maggiore
di quanto potessi immaginare.
Dopo una veloce sbirciata
all’interno dello stivale, osservando nuovamente la pelle esterna riuscii a
notare alcune macchioline nei pressi del collo laterale della calzatura. Non vi
nascondo come vedere quelle macchie mi fece eccitare maggiormente, accrescendo
in me il desiderio di voler contribuire a macchiare quelle calzature.
Sapendo come non sarei potuto
rimanere a lungo nel corridoio, esposto al possibile arrivo di qualcuno, decisi
di prendere gli stivali e portarli con me nel bagno dove saremmo potuti
rimanere al sicuro e da soli.
All’interno del locale mi
sbizzarii nello scattare stravaganti immagini agli stivali di Giulia, proprio
come quella qua sopra in cui avevo infilato il sifone della vasca dentro alla
scarpa.
Una foto alla suola poi non
poteva mancare.
Quindi venne il momento di
spassarmela con quelle calzature. Tirato fuori il mio cazzo ormai in tiro presi
a masturbarmi ferocemente con uno stivale della ragazza, prima esternamente e
poi direttamente al suo interno.
Appoggiai poco dopo gli
stivali sulla tazza del water poiché decisi come ci sarei venuto sopra
nuovamente.
Presi così a masturbarmi.
Finché poco dopo ecco arrivare
il primo schizzo.
A cui se ne susseguirono altri
due.
Dopo aver rivolto le prime
schizzate allo stivale di sinistra mi volli dedicare anche a quello di destra,
depositandoci sopra un po’ di sperma.
Passai poi di nuovo a quello
di sinistra e a quello di destra in un ultimo scambio ravvicinato di residui di
sperma.
A quel punto non mi rimase che
immortalare quanto fatto con la fotocamera.
Entusiasta del risultato presi
gli stivali spalmando lo sperma che vi avevo depositato sopra sulla pelle in
modo da celare parzialmente quanto fatto. Quindi li riposi nella scarpiera ove
li avevo trovati. Tornai dai miei amici come se nulla fosse.
continua…
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