martedì 12 febbraio 2019

IL FASCINO DEGLI STIVALI BIANCHI. 02 - Una finta amicizia

Passarono giorni, settimane e persino qualche mese senza potermi avvicinare agli stivali bianchi di Giulia. Più che altro per mia volontà, non nascondo infatti come temessi che ritornare in palestra sarebbe potuto essere troppo rischioso sebbene nella prima ed unica volta tutto era andato senza intoppi. Tuttavia il desiderio di rimettere le mani su quelle calzature non mi lasciava, anzi, mi tormentava con insistenza. Pertanto, un giorno decisi come avrei dovuto trovare il modo di avvicinarmi alla ragazza e nuovamente ai suoi stivali. Non fu semplice, ci volle un po’ di tempo, ma alla fine riuscii nel mio piano. Attraverso conoscenze in comuni, vecchie e nuove, ore passate in biblioteca, dopo un po’ ebbi modo di stringere amicizia con la ragazza. Strinsi sempre più il contatto finché un giorno, guadagnatomi la sua fiducia, Giulia mi invitò a casa sua a studiare. Con noi vi erano un altro ragazzo e una sua amica. La presenza di altre persone capii sin da quel momento come sarebbe potuta essere molto favorevole. Infatti, nel momento di assentarmi dal gruppo studio, per recarmi a ricercare gli stivali, la presenza di qualcun altro oltre alla padrona di casa mi garantiva maggiore sicurezza e faceva meno pensare loro circa la mia temporanea assenza. Così, una volta raggiunto il bagno mi accorsi subito come in esso non insisteva alcuna scarpiera. Nel corridoio che portava al gabinetto tuttavia vi era un mobile in legno antico. Incrociai le dita e aprii il primo cassettone cercando di fare il minor rumore possibile. Niente purtroppo, come al secondo e al terzo, finché all’ultimo, quello più vicino al pavimento scoprii come contenesse quello che cercavo.



Riposti a fianco di un paio di scarpe d’adulto, ecco gli stivali bianchi di Giulia. Non perdendo tempo estrassi la mia fotocamera con cui scattai immediatamente alcune fotografie.



Avendoli tra le mani mi sentivo di nuovo felice e carico. L’ispezione di quelle calzature ebbe inizio con la pelle esterna la quale in un punto sembrava distaccarsi. Evidentemente la qualità di quegli stivali non era eccelsa e il loro uso doveva essere stato maggiore di quanto potessi immaginare.



Dopo una veloce sbirciata all’interno dello stivale, osservando nuovamente la pelle esterna riuscii a notare alcune macchioline nei pressi del collo laterale della calzatura. Non vi nascondo come vedere quelle macchie mi fece eccitare maggiormente, accrescendo in me il desiderio di voler contribuire a macchiare quelle calzature.



Sapendo come non sarei potuto rimanere a lungo nel corridoio, esposto al possibile arrivo di qualcuno, decisi di prendere gli stivali e portarli con me nel bagno dove saremmo potuti rimanere al sicuro e da soli.


All’interno del locale mi sbizzarii nello scattare stravaganti immagini agli stivali di Giulia, proprio come quella qua sopra in cui avevo infilato il sifone della vasca dentro alla scarpa.


Una foto alla suola poi non poteva mancare.



Quindi venne il momento di spassarmela con quelle calzature. Tirato fuori il mio cazzo ormai in tiro presi a masturbarmi ferocemente con uno stivale della ragazza, prima esternamente e poi direttamente al suo interno.



Appoggiai poco dopo gli stivali sulla tazza del water poiché decisi come ci sarei venuto sopra nuovamente.



Presi così a masturbarmi.




Finché poco dopo ecco arrivare il primo schizzo.




A cui se ne susseguirono altri due.




Dopo aver rivolto le prime schizzate allo stivale di sinistra mi volli dedicare anche a quello di destra, depositandoci sopra un po’ di sperma.




Passai poi di nuovo a quello di sinistra e a quello di destra in un ultimo scambio ravvicinato di residui di sperma.



A quel punto non mi rimase che immortalare quanto fatto con la fotocamera.



Entusiasta del risultato presi gli stivali spalmando lo sperma che vi avevo depositato sopra sulla pelle in modo da celare parzialmente quanto fatto. Quindi li riposi nella scarpiera ove li avevo trovati. Tornai dai miei amici come se nulla fosse.


continua…

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