Dopo aver sborrato gli stivali
bianchi i giorni passarono senza che potessi nuovamente mettere le mani su
quelle calzature. Con Tilde e i ragazzi si continuava ad uscire ed andare in
spiaggia. Poi, sabato sera decidemmo di andare in discoteca. Siccome io e i
ragazzi della compagnia volevamo fare un po’ di baldoria obbligammo le ragazze
a prendere la macchina così che noi uomini potessimo bere liberamente tutti gli
alcoolici che volevamo.
Formammo due macchine entrambe
composte da cinque passeggeri e ci dirigemmo inizialmente in un pub del paese
che affacciava direttamente sul mare. Una delle due autovetture era guidata da
Tilde ma io non mi trovavo su quella. Solamente quando scesi dal veicolo mi
accorsi di una gradita sorpresa. La bella biondina dai capelli ricci indossava
gli stivali della madre con cui mi ero divertito. Non me l’aspettavo proprio ma
fu davvero un bel vedere. Guardandola camminare su quei tacchi mi chiedevo se
poteva sentire ancora la mia sborra. Probabilmente no, però, forse, li aveva
già indossati prima di questa sera e dopo che li avevo sborrati, quantomeno se
non lei magari sua madre. Tuttavia se ancora li usava, ciò stava a significare
che le due donne non si erano accorte di quanto accaduto e le tracce della mia
sborra erano passate inosservate.
Prendemmo dei cocktails, si
chiacchierava, rideva e scherzava e il mio sguardo cadeva spesso su Tilde e gli
stivali di sua madre. Ella probabilmente li aveva prestati alla figlia che
volendo andare in discoteca doveva farlo con le calzature adatte.
Verso mezzanotte lasciammo il
pub per recarci in discoteca. Questa si trovava nell’entroterra, non molto
distante da dove stavamo. Mentre stavo in macchina continuavo a pensare alla
ragazza e cresceva in me la voglia di portarmela a letto. Proprio così, volevo
toglierle quegli stivali da troia e scoparmela.
In discoteca cominciammo a
ballare e lei era il mio obbiettivo. Ballavamo in gruppo ma spesso ci scappava
qualche acuto con strusciata. Aveva un culetto niente male e credo che più
volte abbia sentito come il mio cazzo fosse in tiro.
Non ero l’unico però a volere
Tilde, altri ragazzi della compagnia la puntavano già da molto più tempo di me
e probabilmente avevano già con lei un maggiore feeling. Così la ragazza con
questi si lasciava molto più andare rispetto che con me e ciò mi innervosiva
abbastanza.
Quando poi la biondina volle
andare a fumarsi una sigaretta io mi offrii di accompagnarla. Ci avviammo così
verso l’uscita antincendio e una volta aperta la porta respirammo un po’ di
aria fresca. Fu questo il momento di scattare qualche immagine della ragazza in
stivali.
Senza che se ne accorgesse
riuscii a catturare queste quattro immagini che ritraevano gli stivali
indossati da Tilde.
Saperla con la mia sborra
dentro gli stivali, seppur seccata, mi eccitava tantissimo. Vederla ballare,
dimenarsi su quei tacchi da troia era troppo bello e la voglia saliva. Dopo
averla fotografata, quando ormai mi ero deciso a provarci con maggiore
determinazione, venimmo raggiunti dagli altri ragazzi che probabilmente non
volevano lasciarmi solo con lei.
Dopo qualche minuto allora
facemmo ritorno in pista per ballare ma non nascondo che ero abbastanza
imbestialito dell’intromissione di quegli altri e così mi feci da parte e andai
a bere qualcosa.
Dopo un paio d’ore di danze in
discoteca decidemmo di lasciare il locale. Pensavo che presto sarei salito in
macchina e mi avrebbero riportato a casa senza essermi potuto divertire come
volevo. Fortunatamente mi sbagliavo.
Qualcuno propose di fare un
salto da un paninaro che si trovava a circa 100 metri dalla discoteca per
mangiare un panino o qualcosa d’altro. Io francamente non avevo alcuna fame ma
non dissi niente e seguii comunque i
ragazzi.
Tilde però obbiettò che con i
tacchi non sarebbe venuta poiché aveva male ai piedi. Evidentemente non usava
molto spesso i tacchi ne quegli stivali in particolare. Aveva ballato tutta la
serata e ora voleva levarseli. Andammo pertanto fino alla sua macchina e li la
ragazza si cambiò le scarpe. Tolse dinnanzi a tutti quegli stivali da troia e
li sostituì con un paio di molto più comode ballerine. Prima di indossarle si
passò le mani sulle piante dei piedi che fuori dagli stivali stavano
evidentemente rigenerandosi. Vedere quella scena mi fece quasi sborrare. Avrà
avuto sicuramente dei residui di sborra secca su quei bei piedini che ora si
massaggiava.
Qualche stronzo che
probabilmente non apprezzava ed era bensì più interessato ad andare a mangiare
fece finire in breve tempo quel momento invitando Tilde a darsi una mossa.
La ragazza non perse allora
altro tempo e dopo aver calzato le ballerine e lasciato gli stivali bianchi
dietro il sedile del guidatore chiuse la macchina e insieme alla compagnia ci
dirigemmo dal paninaro.
Nella mia testa frullavano
mille pensieri. Volevo sborrare nuovamente negli stivali bianchi ma sapevo
benissimo che non sarebbe stato facile. Anche se al momento quelle calzature
erano in macchina senza alcuna protezione ero sicuro che non saremmo rimasti per
tanto tempo dal paninaro.
Un pensiero dopo l’altro fui
risvegliato dalla voce di un amico che mi chiedeva che cosa volessi prendere.
Optai allora per un panzerotto, una specie di pizza piegata su se stessa. Non
avevo molta fame ma era la cosa che più mi appetiva e poi non era molto grande.
Quando presi in mano il
panzerotto tornai con la memoria ad una storia fetish che avevo letto tempo fa.
In questa storia il protagonista riversava del kebab nello stivale di una
ragazza. Pensai a quel punto che avrei potuto fare altrettanto col mio
panzerotto.
Mi avvicinai a Tilde e le
chiesi le chiavi della macchina. Le dissi che avevo lasciato nell’auto delle
medicine che dovevo assolutamente prendere prima di mangiare. Era la prima cosa
che mi fosse venuta in mente e grazie allo stato di stordimento in cui eravamo
nessuno ci fece caso.
La bella biondina mi consegnò
le chiavi serenamente senza sapere cosa da li a poco avrei fatto.
A passo svelto mi diressi alla
macchina e quando fui fuori dal campo visivo dei ragazzi presi la mia macchina
fotografica e immortalai il panzerotto.
L’aspetto di questo panzerotto
era ed è molto invitante e persino squisito da mangiare ma questa volta non
sarebbe finito nel mio intestino. Per lui era stata programmata un’altra
destinazione.
Aprii la macchina e la
portiera posteriore. Eccomi nuovamente faccia a faccia con quegli stivali da
puttana.
Non avevo tempo da perdere e
così ne presi subito uno in mano.
A quel punto mi salì la voglia di sentire l'odore che vi era all'interno.
L’odore era ancora più forte
di quello che avevo sentito la volta scorsa. D’altronde Tilde aveva ballato
fino a poco fa con questi stivali e ci aveva sudato dentro parecchio.
Mi guardai intorno e dei
ragazzi nemmeno l’ombra. Decisi allora di passare all’azione.
Spezzai in due il panzerotto e
celermente riversai il contenuto composto da mozzarella filante e sugo di
pomodoro bello caldo all’interno dello stivale.
A quel punto buttai dentro
anche la crosta del panzerotto. Nelle immagini si può notare il risultato. Agli
stivali da troia, usati in comune da Tilde e sua madre dopo aver dato da bere
la mia sborra la volta scorsa, ora avevo dato pure da mangiare.
Dopo aver scattato velocemente
queste immagini rimisi gli stivali al loro posto. Tempo di uscire dalla
macchina e richiuderla ed ecco i ragazzi comparire da dietro l’angolo. Mi
dissero che si erano preoccupati ed erano perciò venuti a cercarmi. Io li
tranquillizzai e feci come se niente fosse. Venne quindi il momento di
ritornare a casa.
Tilde si mise al volante della
sua macchina con le ballerine ancora indosso. Sul sedile posteriore vidi salire
tre membri della compagnia ancora intenti a mangiare. Due di loro si stavano
gustando proprio il mio stesso panzerotto. Ciò mi rincuorò, infatti, in questo
modo la ragazza quando avrebbe trovato il panzerotto negli stivali avrebbe
dovuto pensare a loro e non a me.
Io salii a bordo dell’altra
macchina e fui riaccompagnato a casa. Fu inevitabile pensare tutta la notte
alla sorpresa che avrebbero scoperto Tilde e sua madre una volta messi gli
stivali.
continua…
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