Per chi ha letto i racconti
precedenti il luogo in cui mi trovavo gli risulterà familiare. Era il bar di
una stazione ferroviaria ove per almeno un anno mi ritrovai ogni mattina a fare
colazione in attesa di prendere la coincidenza. Avrò ancora modo di mostrarvi
altre donne stivalate che hanno incrociato la mia strada in detto luogo ma
questa è la volta in cui vi parlerò di Dayana.
La prima volta che la vidi era
poco distante da me e mentre attendevo di ordinare la colazione le scattai
questa fotografia col mio telefono cellulare.
Dopo aver preso cappuccino e brioches mi andai a sistemare su un tavolino dal quale avrei potuto osservare quella ragazza.
Mentre attendevo che la bevanda si
raffreddasse decisi di immortalare la giovane non omettendo oltre gli stivali
che indossava il suo fantastico fondoschiena.
Quella che avevo dinanzi era
proprio una gran bella figa. Un corpo ben fatto, con le giuste forme, dei jeans
attillati che si infilavano in degli stivali niente male e una bella coda di
cavallo ai capelli.
Non riuscivo a staccarle gli
occhi di dosso. Mi ero quasi scordato della colazione.
Quel culo rotondo era una vera
e propria calamita per ogni maschio etero che entrava in contatto visivo con
lui.
Anche l’uomo qui parzialmente inquadrato, ad esempio, vi posso assicurare come buttò i suoi occhi per più volte e per parecchi secondi sul sedere della ragazza.
Ed intanto io continuavo a
riprendere la giovane che faceva avanti e indietro lungo il bancone,
orizzontalmente. Iniziai a capire pian piano come non fosse una normale cliente
e tantomeno di passaggio.
Qui sollevai verso l’alto il
cellulare cercando di catturare il volto della giovane. Forse non riuscirete a
notarlo ma si trattava di una donna dai tratti sudamericani.
La ragazza si conosceva
infatti con una delle bariste, anch’essa del sud america. Non solo l’avevo
capito dai tratti fisici ma anche dalla lingua spagnola che usavano le due per
chiacchierare.
Era chiaro come si
conoscessero da tempo visto il loro feeling.
Mentre captavo questi elementi
non interrompevo le mie riprese del fondoschiena della donna.
Poco dopo questa venne a
sedersi alle mie spalle, su uno sgabello.
Non ci rimase per molto. Credo
che si mise a guardare per qualche minuto il telefono cellulare. Io ovviamente
trovai comunque il modo di catturare alcune immagini dei suoi stivali.
Dopo una breve tappa al
bancone eccola andare verso un altro.
Come spiccava in mezzo alla
gente. Inoltre sembrava essere molto socievole e voler attaccar bottone con
tutti quelli che incontrava.
Ecco la migliore immagine del suo volto che riuscii ad immortalare. Mi spiace per la qualità del telefono che purtroppo era datato. Vi assicuro come dal vivo fosse molto meglio e nel complesso arrappasse decisamente.
Mi faceva venire voglia di
strusciarglielo addosso, non risparmiando stivali, jeans, giacca, viso e
capelli.
Riuscii a incrociare lo
sguardo con lei alcune volte tanto da sospettare che avesse scoperto quanto
stessi facendo.
Tuttavia non volli interrompere la mia azione, anzi, fui anche in grado di portare a casa una zoomata delle sue calzature.
Quindi con quella modalità
ancora attiva alzai il telefono per cercare di catturare nuovamente la sua
faccia.
Poi nuovamente in basso sugli
stivali.
Più il tempo passava e più il
cazzo mi spingeva nei pantaloni facendomi male.
Speravo che facesse movimenti
strani, proprio come quelli qua sopra ripresi, ovvero un accavallamento di
stivale con sgranchimento della caviglia e il sollevarsi la giacca per
prudersi.
Era da prendere da dietro, piegandola contro il bancone e montandola con foga davanti alla sua amica e alla presenza dei clienti del locale.
Queste furono tra le ultime immagini che catturai quel giorno.
Vi lascio con questa immagine
dei suoi stivali e vi dico già in anteprima come il prossimo capitolo si aprirà
proprio con loro tra le mie mani.
continua…
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