Mi trovavo all’interno del bar
di una stazione ferroviaria. Il treno che mi avrebbe dovuto riportare a casa
sarebbe partito tra una quarantina di minuti e così decisi di mangiare qualcosa.
Mentre stavo addentando un toast ecco che dalla porta d’ingresso del locale
fece il suo ingresso una giovane ragazza stivalata. Appena le vidi i jeans
infilati negli stivali mi concentrai a guardarle le calzature e le gambe.
Pertanto non ebbi subito modo di accorgermi come quella giovane la conoscessi.
Fu, infatti, solo poco dopo che, alzando lo sguardo incrociai i suoi occhi. Mi
venne spontaneo pronunciare il suo nome: “Clara”. A quella esclamazione la
ragazza mi sorrise avvicinandosi al mio tavolino.
Non voglio annoiarvi con i
reciproci saluti e le domande e risposte su cosa ci facessimo li ecc…ecc….
Quello che vale la pena raccontarvi e mostrarvi sono i suoi stivali, neri in
pelle con tacco basso. Mentre infatti parlavamo tra di noi del più e del meno,
io estrassi dalla tasca dei miei pantaloni la fotocamera con cui mi misi a
riprenderla.
Per tutto il tempo della
nostra breve chiacchierata, una ventina di minuti circa, Clara rimase in piedi,
sgranchiendo di tanto in tanto piedi e caviglie come in questa occasione. Poi
ce ne dovemmo andare, ma la cosa buona è che lo facemmo insieme visto che avevamo in comune lo stesso treno da prendere.
Salimmo quindi a bordo del
convoglio e ci sedemmo uno di fianco all’altro. Non appena il treno si mise in
marcia io ripresi la fotocamera per mettermi ad immortalare nuovamente gli
stivali della mia amica.
La ragazza aveva sensualmente
accavallato le gambe e oltre a ciò spesso puntava le dita del piede che
rimaneva appoggiato al pavimento, torcendo la caviglia in un movimento
decisamente erotico.
Mi accorsi altresì come con
l’altra gamba, quella sollevata da terra, Clara andasse a sfregare il collo
dello stivale contro il sedile che le stava difronte. Era un movimento che
ripeteva costantemente e che mi provocava un discreto eccitamento. Mi chiedevo
infatti se non lo stesse facendo apposta e come sarebbe stato bello ricevere
quel trattamento sul mio interno coscia.
Poco dopo ci fu uno
scavallamento come potete notare. Ma non disperate, perché la giovane tornò
presto ad incrociare le sue cosce.
Questa volta, invertendo le
gambe accavallate, lo stivale era molto più vicino e quindi visibile in
dettaglio dalla fotocamera.
Gli stivali di Clara erano un
classico modello alla “peter pan” che in quel periodo era molto in voga tra
le giovani.
Continuavo a riprendere quelle
calzature dando poco conto ai discorsi che la ragazza mi faceva. Cercavo di
farmi vedere interessato, le davo corda ma non nascondo come pensassi solo ai
suoi stivali.
Clara parlava e parlava, mi raccontava della sua vita universitaria, delle sue scelte e delle sue aspirazioni ma io mentre facevo si con il capo le fissavo insistentemente gli stivali e più lei giocava a sgranchirsi le caviglie, a flettere e piegare lo stivale che avevo a pochi centimetri e più io sognavo di afferrarle la caviglia, stringerla per sentire la pelle della calzatura e infine sfilarle quello stivale allo scopo di annusarglielo e vederle il piede.
Quando pensavo di aver visto tutto, ecco che la mia amica mi sorprese con un gesto inaspettato. Spinse infatti, come potete vedere dalla fotografia qui sopra, la punta della calzatura nella fessura tra i due sedili. Fu un comportamento che trovai profondamente erotico.
Facevo ormai fatica a contenere l’erezione nei pantaloni.
Alternavo lo sguardo dal volto
di Clara alle sue gambe. Come le guardavo la bocca immaginavo di zittirla nei
suoi discorsi con il mio membro. Ero duro, voglioso e quindi decisi di osare e
provarci con lei.
Iniziai perciò a farle domandi personali, ad interessarmi della sua vita privata. Le chiesi se si stesse frequentando con qualcuno e le spiegai come anche io fossi solo. Inoltre tornai con la memoria a ricordare episodi occorsi al liceo, quando, come compagna di classe non riceveva di certo affetto dal resto della classe. Mi scusai per quanto fattole a nome anche degli altri e fu allora che notai un suo avvicinamento visto che mi accarezzò la mano. Fu a quel punto che capii come non dovevo sprecare quell’occasione. Gliela strinsi e le dissi altre frasi per corteggiarla. Mi accorsi come diventò rossa, quasi accaldata. Iniziò ad accarezzarsi i capelli e quindi ritenni fosse venuto il momento di proporle un appuntamento.
Giunti alla stazione ci
dovemmo alzare per prepararci a scendere. La ripresi per l’ultima volta,
catturando questa immagine. Si vede parzialmente il suo fondoschiena che
ammiravo fiducioso di poterlo presto palpare visto che Clara aveva acconsentito
a vederci in un prossimo appuntamento.
continua…
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