lunedì 8 aprile 2024

MALLORY

Dovevo andare a lezione di inglese ma prima di farlo avevo qualche commissione da fare. Avendo con me la fotocamera ecco che ripresi una donna in stivali che incontrai per strada.




Cercai subito di avvicinarmi a lei dopo averla notata.




Gli stivali che calzava erano neri e in pelle, senza tacco.




Sembravano bombati, belli grossi e non solo per il fatto di avere i pantaloni infilati dentro.




Erano così interessanti che cercai di farmi più sotto per riprenderli meglio.




Come avrei voluto metterci le mani sopra, anche solo per sfilarglieli e saggiarne la consistenza del pellame.




Quando ormai ero vicinissimo ecco che dovetti rassegnarmi a perdere quelle calzature.




Infatti la donna e il suo accompagnatore poco dopo entrarono all’interno di un bar mentre io dovetti continuare per la mia strada.




Ma fui lo stesso fortunato perché presso un ufficio postale, raggiuntolo nei minuti seguenti, ove dove spedire un pacchetto, ebbi modo di incontrare altre due donne in stivali. La prima, di una certa età, ne calzava un paio di colore grigio, scamosciati e senza tacco.




La seconda invece era seduta su una delle sedie a disposizione dei cittadini in attesa. In questo caso ne portava un paio neri, in pelle e sopra il ginocchio.




Alzando l’obiettivo della fotocamera cercai anche di riprenderla in volto. Era decisamente più giovane dell’altra.




Ma ora lasciate che vi parli dei protagonisti di questo racconto. Ecco gli stivali di Mallory, la mia insegnante privata di inglese. Si trattavano di stivaloni sopra al ginocchio in pelle marrone e con un piccolo tacchetto.



Qui lo potete vedere meglio.




Ero abbastanza eccitato quel giorno da commettere un azzardo una volta a casa di Mal. Già, è così che si faceva chiamare quell’insegnante madrelingua dai suoi studenti. Si trattava di una donna di mezza età, dai capelli rossi e le lentiggini sul viso. Ricordava un po' pippicalzelunghe ma più porca. Una pippicalzenlunghe irlandese potrei dire.



Siccome ogni sua lezione non finiva mai in orario e lo studente in attesa rimaneva fuori dalla stanza usata per la lezione, ecco che ne approfittai per dare un’occhiata ad una scarpiera presente nel corridoio. Prima di quel giorno non ebbi mai il coraggio di farlo ma aver visto quelle donne stivalate prima di venire a lezione mi aveva lasciato addosso un forte stato di eccitazione. Quando poi trovai questi stivali non potei fare a meno di divertirmi con loro.




Portatili in bagno mi misi per prima cosa a fotografarli e quindi, dopo aver annusato il forte odore di pellame che emanavano a masturbarmici.



Fu una sveltina ma ne è valsa la pena.



Immaginando Mal succhiarmi il cazzo durante la lezione che da li a breve avrebbe avuto inizio, riversai tutto il mio piacere in uno dei suoi stivali. Quindi, prima di riporre gli stivali nella scarpiera immortalai i grumi della mia sborra colare lentamente lungo la fodera interna della calzatura. Fu eccitante fare lezione poco dopo sapendo quello che avevo fatto. Guardare Mal fingendo interesse nell’inglese e pensare invece ai suoi stivali sborrati. Passai l’intera lezione a sperare di ritrovare le sue calzature anche la volta successiva.




Ed ecco qua la seconda volta con gli stivali di Mallory. Per mia sfortuna non fu ne la seconda ne la terza volta successiva all’episodio precedente. Questo perché non ci furono ritardi nell’avvicendamento tra noi studenti. Così alla quarta volta, quando ormai ero sconfortato, si è palesata una nuova occasione. Non ci pensai due volte appena rimasto solo a prendere gli stivali dalla scarpiera e portarli in bagno.




Avevo il cuore che mi batteva forte ma non volevo perdere quella occasione. Ovviamente mi misi a fotografarli ma così facendo persi tempo. Temendo di non riuscire a godermi gli stivali e rimetterli a posto, optai per qualcosa di più veloce ossia una bella pisciata calda.




In un momento cominciai a liberare la mia vescica.




Non interruppi di filmare. Con una mano reggevo lo stivale mentre con l’altra la fotocamera.




Il mio pene intanto faceva il resto.




Interruppi poi per un attimo il getto. Volli roteare un po' lo stivale per muovere il liquido depositatosi all’interno. Quindi ripresi con le ultime gocce di urina che avevo in corpo.




Depositai all’interno dello stivale un bel quantitativo di pipì. Non avevo la certezza di rimettere le mani su quegli stivali visti gli eventi a vuoto precedenti. Per tale motivo decisi di rovinare quegli stivali insozzandoli di tutta l’urina che potevo fare in quel momento. Almeno se non avessi più potuto mettere le mani su quelle calzature potevo sentirmi soddisfatto di averli macchiati irrimediabilmente.  



Con questo ultimo strascico di pipì termina il racconto degli stivali di Mal. Le lezioni proseguirono senza che lei facesse mai menzione degli stivali o mi chiedesse alcunché. Sfortunatamente non glieli vidi mai indosso quindi potrebbe anche essere che finirono nella spazzatura senza mai essere più calzati da lei. La cosa importante l’avevo comunque fatta e visto che non riuscii più a prenderle gli stivali dalla scarpiera, potei essere soddisfatto di ciò che avevo fatto.  

 

 

Fine.

giovedì 7 marzo 2024

QUELLA PIASTRELLA POTEVA COSTARLE CARO

Mi trovavo sul treno, intento ad andare a scuola quando oramai, nei pressi della stazione, preparandomi a scendere notai una ragazza indossare degli stivali curiosi.




Si trattava di un paio di stivali alla “peter pan”, scamosciati e di colore rosa.




Erano carini e sicuramente calamitavano l’attenzione delle persone che li notavano. Indossare un paio di calzature del genere, soprattutto per il colore scelto, voleva dire una sola cosa. La ragazza cercava attenzioni su di se.




Qua potete comprendere perché ho dato questo titolo alla storia. Mentre infatti stavamo percorrendo il sottopassaggio della stazione riuscii ad immortalare qualcosa di inaspettato. Osservando la seconda fotografia qui postata si vede chiaramente la giovane andare a poggiare il piede sinistro su un piccolo tombino circolare. Quest’ultimo si è mosso dalla sua posizione così da causare alla giovane una piccola storta.




Dalle immagini potrà non sembrare ma vi assicuro che la ragazza per i primi passi successivi a quell’episodio zoppicò lamentandosi con le sue amiche.



Eccola, appunto, fermarsi un attimo per riprendersi.




Utilizzai lo stratagemma di cercare qualcosa nel mio zaino per non andarle oltre. Tuttavia non riuscii in quel frangente a continuare le riprese. Registrazioni che poco dopo però tornai a fare dopo essermi sistemato lo zaino e averla vista riprendere la camminata.




Riuscendo a mettermi alle sue spalle fui in grado di immortalare queste interessanti immagini ravvicinate.




Salendo i gradini della scala la giovane sembrava stare meglio. O le era passato il dolore alla caviglia o stava cercando in ogni modo di non darlo a vedere.



Qui mi trovavo un poco più distaccato da lei mentre ci avviavamo verso l’uscita della stazione ferroviaria.




Dopo aver dovuto interrompere le riprese per causa di forza maggiore, eccomi nuovamente alle spalle della giovane nei pressi di un attraversamento pedonale.




Assomigliavano agli stivali di Francesca, una mia ex di cui vi parlai in un altro racconto, quando ella calzò delle calzature simili a queste per una escursione in montagna. A differenza di quelli, gli stivali ora in trattazione, sono privi di tacco. Per il resto, colore e materiale mi sembravano identici.




Che sfortuna non avere una compagna di classe così, pensai, mentre continuavo a seguirla.




Le amiche, a differenza sua, indossavano delle comuni scarpe da ginnastica. Chissà come mai lei, invece, aveva optato per quegli stivali.




Inevitabilmente cominciai a fantasticare oscenamente su di lei.




Quegli stivali le conferivano un’aria così lussuriosa. Chissà se qualche suo compagno avrebbe potuto raccontare qualche piacevole avventura avuta con la ragazza. Parlo di cose semplici, magari anche una sega nascosti dal banco mentre si trovavano in fondo alla classe.




Chi di voi non se lo sarebbe tirato fuori mentre magari veniva proiettato un film o qualcosa sulla lavagna. Credete forse che la giovane avrebbe avuto remore di sorta ad allungare la mano sul fallo e segarlo con amore?




Dal suo viso che non ho avuto modo di immortalare ve lo posso garantire. Fidatevi.




La maggior parte dei ragazzi probabilmente le sarebbe poi venuto in mano.




Mi rendo conto come sia la cosa più ovvia. Tuttavia, per quanto mi riguarda, avendo questo spassionato debole per gli stivali, nel momento di godere proverei senza ombra di dubbio a farmi avanti col busto per far si che qualcuno dei primi schizzi, i più violenti, riescano magari a colpire i suoi stivali sotto al banco. 



Ben presto dovetti tornare alla realtà e cercare di ammosciare al più presto il mio cazzo visto che dovevo entrare in classe.  

 

 

Fine.