Più i giorni passavano più
l’amicizia con Elisa andava stringendosi. Passavamo molto tempo insieme
ovviamente e oltre a provarci, quello che desideravo era tornare a mettere le
mani sui suoi stivali bianchi. Quando un giorno, Carmine, il nostro “dirigente”
ci spiegò cosa aveva in mente per il giorno successivo, pensai che forse
finalmente era giunta un’altra possibilità. L’indomani, infatti, avremmo
proposto agli ospiti della struttura il gioco “nascondino”. La differenza però
era che quello che doveva essere nascosto era l’indumento di un’altra persona,
preso di nascosto.
Per tale motivo, quando venne dato il via al gioco, io mi fiondai nella stanza di Elisa che come tutte le altre dei partecipanti, sarebbe dovuta rimanere aperta. Facilmente trovai gli stivali per terra una volta entrato.
Mentre immortalavo gli indianini bianchi, cercavo di pensare a quale scherzo gli avrei potuto riservare.
Forse avrei potuto metterci
qualcosa dentro, riflettei mentre davo un’occhiata all’interno di uno stivale.
Poi li gettai sul suo letto.
Che voglia che avevo di scoparmeli.
Infilandoci dentro la mano
ricercai la sensazione che avevo provato la prima volta che avevo messo loro le
mani sopra, quando ancora erano sudati del viaggio che Elisa aveva fatto.
Ma dovetti tornare alla realtà
perché non potevo più permettermi di rimanere nella sua stanza. Pertanto presi
uno stivale e lo portai con me al di fuori del locale. Vagavo con quello
stivale in mano per il villaggio, rischiando di essere visto. Ad un tratto,
notando un bidone della spazzatura vicino ad un muro pensai bene di
nascondercelo dentro.
continua…
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